Sui mercati del Valdarno, un tempo regno della gallina valdarnese, giungono i prodotti della campagna e dei monti del Pratomagno. I sapori e il paesaggio mutano man mano che ci inoltra verso Arezzo e la vicina Umbria.
Luoghi: San Giovanni Valdarno, Convento di Montecarlo, Montevarchi, Civitella in Val di Chiana, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona.
Diciamo la verità, seppur sottovoce: tutta questa Toscana bella, pettinata, con tutte le vigne sempre a posto, gli ulivi potati, i casali ricostruiti senza una sbavatura a volte fa pensare alla scomparsa dell’altra Toscana, quella sincera, ruvida, del bicchieri di vino, del sigaro, dell’invettiva pittoresca… Quasi cacciata via dai nuovi signori del “Chiantishire”, da tutta questa immagine bella, ma un po’ patinata, che la regione si porta addosso. Ma non è così, per nulla.
Sopravvive, colorita, pittoresca, viva, la Toscana sanguigna, popolare, dell’orto dietro casa, del pollo la domenica, delle battute di caccia. La si trova più facilmente nelle città lungo l’Arno, nei centri agricoli e commerciali dove le vestigia del passato si mescolano con la quotidianità del presente.
San Giovanni, la città del Masaccio
Qui, nella contraddizione, si capisce che in posti come San Giovanni Valdarno, dove la città moderna e industriosa nasconde il bel centro storico con piazza Masaccio, mentre l’Arno, esterno al nucleo storico, è un polmone verde insostituibile. Siamo in una delle capitali del pollo di razza Valdarnese, grandioso volatile da carne che aveva, nella vicina Montevarchi, il suo mercato d’elezione.
Da San Giovanni si prende proprio la strada per Montevarchi, ma la si può lasciare quasi subito per una digressione al vicino Convento francescano di Montecarlo dalle fattezze rinascimentali, oggi sede di una comunità di recupero per tossicodipendenti.
Montevarchi, il mercato sull’Arno
Che si passi o meno da Montecarlo, la meta è Montevarchi, il mercato con la “m” maiuscola di quest’area del Valdarno. Qui confluivano i vini del Chianti, gli oli, i polli valdarnesi e gli umili ma ghiotti fagioli zolfini provenienti dai monti del vicino Pratomagno, proprio sulle alture al di là del fiume. I fagioli zolfini sono assolutamente unici, sia per dimensioni (sono tondeggianti e assai piccoli), sia per colore (sono giallognoli, zolfini, appunto), sia per la loro capacità di sciogliersi in bocca “come un’ostia” a quanto dicono i buongustai locali. Il fagiolo zolfino si coltiva tra gli ulivi, negli appezzamenti terrazzati, attorno alle case, per uso poco più che domestico.
Il respiro della Val di Chiana
Lasciando Motevarchi si abbandona il Valdarno per addentrarsi in Val di Chiana, precisamente a Civitella in Val di Chiana. La strada abbandona le zone urbanizzate, caotiche, moderne e si infila in poche curve verso il monti del Chianti. Subito il paesaggio respira, la campagna conquista terreno, mentre vigne, pascoli, casali, masserie e infine boschi, aprono la strada per Civitella che s’incontra sulla cima di un colle, in posizione dominante, da dove lo sguardo staglia sulla Val di Chiana e sulla Val d’Ambra. Da segnalare il castello medievale, già esistente nel 1048, la cerchia muraria e il Palazzo Pretorio del Trecento. Da qui si prende la strada per Arezzo, la più interna delle città toscane, incastonata a ridosso dell’Appennino.
Arezzo, “capitale” di un’altra Toscana
Capitale di un’altra Toscana che guarda un po’ all’Umbria e un po’ alle montagne vicine. Luogo di suggestione urbanistica con la parte alta della città dominata dalla Cattedrale (all’interno la Maddalena di Piero della Francesca) e dalla Fortezza Medicea.
La serie di luoghi suggestivi e interessanti anche qui è infinita. Due sole segnalazioni allora: la cappella Bacci nella Basilica di San Francesco dove si trova il ciclo di affreschi della “Leggenda della Vera Croce” di Piero della Francesca e la tradizionale Fiera Antiquaria che si svolge ogni prima domenica del mese. Tra i sapori aretini una curiosità: il gattò, dolce popolare, immancabile sulla tavola delle feste che altro non è che un “salame di cioccolato” qui storicamente ribattezzato alla francese.
Tra boschi, pascoli e tabacco
Attorno ad Arezzo ci sono boschi ricchi di funghi porcini e nelle vicine montagne pascolano i bovini di razza Chianina, originari della bassa Val di Chiana. Si tratta degli animali da bistecca per eccellenza, gli unici dai quali si ottiene l’autentica Fiorentina, quella alta quattro dita. Lungo la strada per San Sepolcro, quindi facendo una digressione dal nostro itinerario, è possibile vedere i campi di tabacco, sì proprio quello per il sigaro toscano e le case vicine “andare a fuoco” dalle finestre nel momento dell’essiccatura.
Un odor di Umbria
La strada del nostro percorso conduce però verso sud, a Castiglion Fiorentino dove l’influenza umbra si fa sentire, sia nel paesaggio, sia nel clima, sia a tavola.
Di origine etrusco-romana, Castiglion Fiorentino conserva quasi intatta la cinta muraria medioevale dominata dal Cassero. Bella cittadina che prelude ad un’altra perla della Valdichiana: l’affasciante Cortona che da 600 m di altitudine domina l’intero territorio e, nelle giornate terse, permette di scorgere le cime del Monte Amiata.
Dall’atmosfera decisamente medievale invita al passeggio tra i vicoli e i faticosi saliscendi. Camminando per il cuore cittadino s’incontrano la Basilica di Santa Margherita e il Santuario Francescano delle Celle, mentre sull’unica via pianeggiante si trova la piazza della Repubblica, dominata dal medievale Palazzo Comunale, Palazzo Casali, ora sede del Museo dell’Accademia Etrusca. Le sale ospitano un’interessante raccolta di reperti archeologici etruschi e romani.
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