Gomorra suona tanto come Camorra ed il grande Saviano lo sa bene. Una delle penne più brillanti della nuova generazione, costretta a vivere sotto scorta per aver scritto la verità che molti sanno ma pochi vogliono accettare.

Da un libro eccezionale, una trasposizione cinematografica riuscita a metà.

Non mi interessa se lo incensano tutti. Garrone è un bravo regista ma non può permettersi di trasformare un’opera così potente come Gomorra in una sorta di video-western. Il primo tempo è potente, su questo non c’è dubbio. Le immagini seguono una linea narrativa coerente e gli interpreti sono credibili al limite dell’inquietudine. Peccato che, nel secondo, ci si perda dietro al sogno di gloria di due ragazzini esaltati, ignorando ciò che realmente rende l’opera di Saviano così pericolosa ed autentica: il suo respiro internazionale.

Io ho vissuto all’estero e sono arcistufo dell’idea che hanno di noi. Certo che, se continuiamo a proporgli pellicole dal taglio locale (nel film di Garrone, sembra che su Napoli sia calato Lucifero mentre il resto del mondo vive nella beatitudine…anzi non compare affatto! Il massimo della trasgressione topografica è un giretto a Venezia! Ma per cortesia…), continueremo a ricevere premi da sfigati e non assurgeremo mai al rango di paese europeo con una sua cinematografia di rilievo.

Con una materia così intensamente densa, si sarebbe potuto fare molto di più…ma manca il coraggio! Interessante, è vero, l’episodio sul riciclaggio delle scorie tossiche, con i ragazzini che guidano i camion. Immagini che restano scolpite sulla retina e nella coscienza, rafforzate da una fotografia eccelsa, tra le più belle che mi sia accaduto di vedere da anni a questa parte. E’ questo l’episodio (dei cinque estratti dal libro) che vede protagonista Toni Servillo, il quale possiede un talento fuori del comune e non perde occasione per dimostrarlo. Nel ruolo del faccendiere senza scrupoli, fa decisamente accapponare la pelle.

L’autentico valore aggiunto del film è, peraltro, rappresentato dai ragazzi di Scampia che ci regalano un’interpretazione sanguinante ed intensa.

In chiusura, una facezia che fa riflettere: nel libro di Saviano, c’è un capitolo intitolato Angelina Jolie. Che senso ha sostituirla, nel film, con Scarlett Johansson? Saviano ha il coraggio di mettersi contro la mafia e Garrone ha paura di Brangelina? No comment.

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17Comments

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  1. 10
    homer84

    La questione della presenza della Johansson per me è ancora più semplice. Si tratta di una mera questione linguistica.
    Evidentemente non avevano immagini della Jolie ad un festival ITALIANO (o comunque con commento audio in italiano, come accade nel film) e comunque non un commento audio che sottolineasse proprio la fattura del vestito!
    Si noti che nel film la voce della giornalista tv parla proprio dell’abito: sembrano immagini fatte apposta. Forse per questo sono state scelte.
    Particolare che tra l’altro inficia la visione solo di noi che abbiamo letto il libro. Gli altri non noteranno affatto lo stacco.

  2. 12
    Massimo Frezza

    Per Lozissou: le didascalie finali sono un tentativo (abbastanza puerile, a dirla tutta) di recuperare quella dimensione del libro ignorata per gran parte del film. Senza quelle note, chi non ha letto il libro non coglie una serie di implicazioni dell’intreccio. Ecco perché, probabilmente, bisognava collocarle in apertura. Di Gomorra – libro che, a sua volta, è la trascrizione di Gomorra – testo teatrale, qui c’è meno di quanto pensi. Circa Scarlett – Angelina, concordo. Era decisamente evitabile, anche perché – senza spiegare le ferite sulle mani del sarto, non ha alcun senso. D’altra parte, la Camorra (o, come viene chiamata nel 2008, Il Sistema) non ha dato alcun fastidio a Garrone durante le riprese. Chissa perché. City of God docet.

  3. 13
    lozissou

    Io l’ho pensata così: c’è Scarlett perché fa parte di immagini del festival di Venezia, meno onerose in senso lato di quelle di Angelina agli Oscar. Però allora era un episodio evitabile, in effetti. Ma il film, a mio avviso, tolti vizi di forma e di stile (secondo me, semmai, c’è troppo Saviano – v. le didascalie finali), è di quelli importanti e imponenti.

  4. 14
    homer84

    D’accordissimo sul fatto che il film non restituisca affatto il respiro internazionale del libro: sembra di stare a parlare di un fenomeno che si esaurisce all’interno di un casermone della periferia napoletana. Triste sensazione.
    Per il resto, però – a mio avviso – è l’unico neo di un film (assieme forse alla lentezza del ritmo) davvero potente e ben girato.
    Su Servillo poi è inutile stare a sprecare ancora parole. E’ un dio davvero.

  5. 17
    miriam comito

    Bellissimo articolo! E se Garrone non ha coraggio, Frezza ne ha per tutti e due!!
    Massimo da te c’è da imparare!!!
    Grazie!

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