Nella 61° edizione del Festival del Cinema di Cannes, il cinema italiano, oltre ad avere avuto importanti riconoscimenti come il Gran premio della Giuria andato a Gomorra di Matteo Garrone e il Premio della Giuria ottenuto da Il divo di Sorrentino, e alla presenza nella kermesse francese di altre pellicole importanti come Sanguepazzo di Giordana e Il resto della notte di Munzi, si è avvalso anche della proiezione nella giornata del 20 maggio del corto Dòn.
Dòn, per la regia di Riccardo Papa e Michele Salvezza, è un fantasy in cui Don Chisciotte, (Antonio Calamonici) che ormai ha quattrocento anni, se ne va girando in bicicletta per la Roma di oggi, cercando di farsi riconoscere da qualcuno, ma poi a fine giornata, torna a casa dalla sua Dulcinea.
Il corto è stato realizzato nell’ambito del 48 Hour’s Film Project Roma, un concorso per giovani videomakers che devono in sole 48 ore portare a compimento un cortometraggio partendo dalla sceneggiatura, avendo come base imposta: l’ambientazione a Roma, il genere e la presenza nell’opera di un personaggio, in questo caso Carla Severi insegnante d’arte, che in Dòn prende le sembianze di Dulcinea.
Il percorso di Dòn da Roma a Cannes fa ben sperare anche per le produzioni più piccole: dopo essersi aggiudicato al 48 Hour’s Film Project di Roma del 2007 il primo premio come miglior regia, miglior sceneggiatura, e miglior film città di Roma, è approdato alla finale svoltasi a San Josè in California tra il 29 febbraio e il 2 marzo 2008. In questa sede si è classificato secondo su 60 corti e Antonio Calamonici è stato premiato come miglior attore e da lì è giunto direttamente a Cannes, dove è stato proiettato nell’ambito della sezione Big Short Movies. insieme al corto vincitore in California Time Latcher vincitore della tappa di Tel Aviv.
Ecco cosa ci ha detto l’attore Antonio Calamonici durante la nostra intervista.
Antonio tu sei un giovane attore, hai dei modelli a cui ti ispiri?
Si, ma sono tutti stranieri, in primis direi Jack Nicholson per come sa rendere i personaggi negativi, Jim Carrey per l’espressioni e per la comicità che emana, e poi infine Johnny Depp, che per me rappresenta il giusto equilibrio, che riesce unire la durezza dei personaggi con una forte espressività.
Con quali registi italiani ti piacerebbe lavorare?
Matteo Garrone e Paolo Sorrentino.
Come ti sei preparato per impersonare Dòn, un sessantenne, tu che hai solo 26 anni?
Ho ricercato nella mia famiglia e mi sono ispirato a mio nonno.
Progetti per il futuro?
Sono in partenza per la Sicilia, dove girerò un corto di denuncia dello stato di apparente tranquillità dilagante in quella regione.
Che tipo di film ti piacerebbe fare in futuro e come ti prepari in genere ad affrontare un personaggio?
Vorrei spaziare a 360 gradi, un po’ in tutti i ruoli. In fondo l’attore è un venditore d’anime, quando si deve impersonare qualcuno si parte da se stessi, dalle proprie poetiche, poi si osserva il modo di essere del personaggio e lo si fa proprio.
Domanda di rito: come ti sei sentito quando eri a Cannes sulla Croisette?
Mi sentivo su un altro pianeta, come se mi piovesse addosso una pioggia di meteoriti. Le persone mi stringevano le mani e leggevo nei loro occhi, l’emozione, quasi un ringraziamento.
Un consiglio per i giovani che vorrebbero intraprendere la carriera di attore.
Fare una buona scuola, che serve a prendere consapevolezza di se stessi e di tutte le proprie sfaccettature. La società crescendo ti impone dei limiti, costruisce la tua vita solo con una parte di te, lasciando in ombra le altre, una buona scuola di recitazione al contrario fa emergere i lati di te che erano rimasti solo in potenza, ti apre tutte le possibilità di essere.
Antonio Calamonici ha risposto alle domande che io gli ho fatto. Per cui se nell’intervista non ci sono parole di riconoscimento verso Riccardo Papa e Michele Salvezza, registi di “Don”, è perchè io non gli ho fatto domande in merito. i due registi, sono, ovviamente, citati nell’articolo che precede l’intervista.
Posso assicurare che Antonio Clalmonici non si è montato la testa
Ho letto che l’attore Calamonici vorrebbe lavorare con Sorrentino e Garrone, ma non ha detto neppure una parola di riconoscimento verso i registi che gli hanno permesso di avere il riconoscimento con il cortometraggio.Che si sia già montato la testa??