Shrek è morto, viva il Gatto. Esaurita già da almeno due episodi la carica della saga dell’orco più famoso del cinema, la Dreamworks lascia spazio al suo comprimario più amato, Gatto, che aveva fatto impazzire milioni di femmine (feline e non) a partire da Shrek 2.

Lo fa con un episodio completamente slegato dalla saga principale, né un prequel né un sequel, quanto piuttosto un racconto dell’infanzia di Gatto: cresciuto in un orfanotrofio con l’amico uovo Humpty Dumpty, i due non desiderano altro che trovare i fagioli magici per raggiungere il castello dalle uova d’oro. Ma se i sogni di infanzia si infrangono insieme con la loro amicizia, anni dopo un nuovo incontro e il coinvolgimento della bella micia Kitty permette di riprendere il sogno e di raggiungerlo.

Se la favola di riferimento per Il gatto con gli stivali è ovviamente Jack e il fagiolo magico, non vi aspettate qui una grande quantità di altre citazioni: la più abusata, ancora prima di quella sulla storia dei legumi fatati, è Zorro. Complice la sua totale identificazione con Antonio Banderas, che gli presta la voce anche nella versione italiana, Gatto diventa un eroe d’azione piuttosto generico, che perde purtroppo tante delle caratteristiche che lo avevano reso speciale nei film di Shrek.

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Adorabile per gli amanti dei gatti, certo (anche se ci permettiamo di dissentire: quando un micio allarga le pupille e tira le orecchie indietro non vuole fare il tenero: sta per uccidervi), ma non altrettanto per chi si aspettava un film che esaltasse davvero il personaggio.

La storia si trascina faticosamente, l’ultima mezz’ora è noiosissima, le battute dopo un pò sanno di scontato come dei croccantini di pessima qualità. Certo, tecnicamente è eccelso e qualche momento divertente lo strappa, ma questo debutto in solitario di Gatto non sorprende.

Thanks to Movielicious! ;-D

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