Da A qualcuno piace caldo, passando per Butch Cassidy, Arma letale sino al recente Quasi amici, il buddy movie (film che ha come protagonisti due o più personaggi legati da una forte amicizia) si conferma una dei generi più amati dal pubblico, soprattutto se i buddies in questione sono poliziotti. Lo aveva capito piuttosto bene Stephen J. Cannell, creatore di 21 Jump Street, il telefilm che a fine anni Ottanta lanciò nell’olimpo di Hollywood lo sconosciuto Johnny Depp. E anche i due registi di Piovono polpette, Phil Lord, Chris Miller, che dopo oltre vent’anni hanno ripreso le circostanze e adattato i personaggi per realizzare il loro primo film live action.

Ci troviamo così a seguire la storia di Schmidt (Jonah Hill, fresco di candidatura all’Oscar per L’arte di vincere) e Jenko (Channing Tatum, Guida per riconoscere i tuoi santi), due ex compagni di scuola e di accademia che entrano a far parte delle forze di Polizia nell’unità segreta Jump Street. Sfruttando il loro aspetto giovanile, vengono incaricati di infiltrarsi all’interno di un liceo in cui una droga sintetica dagli effetti letali ha appena ucciso un ragazzo. I due rischieranno le loro vite per indagare sull’accaduto, scoprendo quanto sia cambiata la scuola rispetto pochi anni fa, quando anche loro erano studenti e si troveranno così ad affrontare le paure e le ansie degli adolescenti di oggi per cercare di risolvere il caso.

Con la giusta dose di azione, situazioni esilaranti e battute divertenti 21 Jump Street intrattiene a dovere giocando con i ruoli dei due protagonisti trasformando il goffo Jonah Hill nel figo della situazione e il palestrato (con una notevole ed insospettabile verve comica) Channing Tatum in nerd.

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Gag a parte, l’aspetto meno scontato del film è quello più strettamente sociologico: l’arrivo dei due poliziotti infiltrati nella high school è l’occasione giusta per vedere ribaltati i classici stereotipi del liceo americano: leggere fumetti ora è diventato cool mentre essere un duro che tira calci e pugni, condanna all’emarginazione sociale. Il personaggio interpretato da Channing Tatum, bullo e sicuro di sé, è quello che accusa maggiormente il cambiamento avvenuto nell’universo liceo in pochi anni (”Fuck you, Glee!” urla in un momento di sfogo) ed è attraverso di lui che l’universo raccontato in 21 Jump Street acquista un valore aggiunto, dato che adesso è lui che si trova ad essere il “diverso” della scuola. I dialoghi, poi, hanno quell’immediatezza che li rende pronti per essere citati.

La forza principale della pellicola si annida nella consapevolezza di essere un prodotto di intrattenimento, senza troppe pretese ma con uno sguardo insolitamente ampio che tocca diverse problematiche sociali, e anche nella capacità da parte dei due autori di maneggiare con naturalezza i tanti cliché che riempiono la vicenda, fino a renderli parte integrante del sottotesto demenzial-comico che fa da traino agli eventi. Infiniti, poi, gli omaggi e i rimandi alla cultura cinematografica degli anni Ottanta: dal flusso canalizzatore della DeLorean di Ritorno al futuro alla password per accedere al club di chimica della scuola: “Inginocchiati davanti a Zod”, direttamente da Superman II. In un contesto simile, non potevano mancare i camei di Johnny Depp, nei panni di un agente della D.E.A., l’Agenzia Federale Antidroga, insieme ad altri due reduci della serie, Peter De Luise e Holly Robinson Peete. Intanto, dato il notevole successo del film al botteghino americano, dalla Sony hanno già fatto sapere di essere al lavoro su un sequel.

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