Quand’ero paggio del Duca di Norfolk ero sottile, ero un miraggio, vago, leggero, gentile, gentile. Quello era il tempo del mio verde Aprile…

Grandissimo il successo di pubblico per Falstaff e le allegre comari di Windsor, in scena al sino al 5 agosto al Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese!

Il ritorno sulle tavole del Globe di un esplosivo Ugo Pagliai, 75 anni di pura energia e mestiere al livello più alto, l’autentico guitto, quello su cui puntare senza esitazione, ci regala un Falstaff che potrebbe reggere da solo il palco.

La compagnia che lo supporta e “sopporta”, visto l’insopportabile e buffo personaggio da lui interpretato, alcolista e seduttore impenitente (nonostante la vecchiaia), sempre in bolletta e pronto alla rissa, è formata da giovani e lo scarto con il primo attore è evidente ma non guasta perché quando William Shakespeare riesumò Falstaff (la sua apparizione ufficiale è in Enrico IV) per regalare cinque nuovi atti alla Regina in soli quattordici giorni, è proprio il suo lato di buffone beone quello che enfatizzò per far ridere a crepapelle la sovrana e la sua corte.

The Merry Wives of Windsor è un’opera di donne e per donne, Falstaff a parte, che permette alle interpreti di giocare e far divertire con tutte quelle sfumature seduttive che tanto piacciono ai lettori ed agli spettatori del Bardo. In questo, le fanciulle di questa rappresentazione romana riescono perfettamente.

Valentina Marziali (nei panni della giovane Anna Page), Claudia Balboni, Franca D’Amato ci intrattengono per ore con un ritmo serratissimo ed uno humour impeccabile, arricchito dalla scelta di far parlare Falstaff con l’accento toscano, incluse quelle affermazioni tipiche che tanto fanno sorridere chi toscano non è sin dalla notte dei tempi. Sono proprio le inflessioni, infatti, a farla da padrone in questa produzione: dal toscano al francese maccheronico, al tedesco per giungere all’improbabile italiano della serva (semplicemente irresistibile) che conia neologismi ad ogni piè sospinto e regge da sola tutti gli intrecci e le macchinazioni che le comari ordiscono ai danni del pingue cavaliere anziano.

Uno spettacolo titanico (due ore e mezza!) che scorre via veloce e leggero, grazie anche al grande lavoro di traduzione di Filippo Ottoni ed alla padronanza registica di Riccardo Cavallo.

Sono rimaste soltanto quattro repliche! Affrettatevi al botteghino!  😉

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