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La distensione può passare anche da cinema. E – si spera – con essa anche la pace. Dopo un anno senza più attentati suicidi palestinesi, in Israele è tempo di farsi due risate su ciò che fino a non molto tempo fa (e forse ancora oggi) metteva più paura.

A dare questa chance al popolo israeliano è un cortometraggio (di 30 minuti) di grande successo, da titolo Bomba che ticchetta (Pzazzà metakteket): una satira esilarante, che vede per protagonista una ragazza palestinese che deve farsi esplodere in un autobus israeliano, ma finisce inavvertitamente tra le braccia di un ragazzo ebreo che si invaghisce di lei.

In mezzo a tutto questo, c’è l’ironia sugli ottusi poliziotti israeliani, la parodia dei video-testamento degli attentatori suicidi e la caricatura di un palestinese che si scambia messaggi d’amore con una pacifista israeliana, costretta come lui a dure astinenze sessuali.

Il titolo gioca sul doppio senso che l’espressione Bomba che ticchetta ha in israeliano, lingua in cui è anche appellativo per una ragazza molto bella.
Ma tanto divertimento e tanto successo sono solo la punta di un iceberg fatto di dinieghi e ostacoli che hanno preceduto la realizzazione del film. Ora il suo regista Atar Ofek può però godersi il meritato successo. Difficile che un prodotto del genere giunga fin da noi, ma un appello a qualche tv o a qualche distributore bisognerebbe davvero inoltrarlo.

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