Non è mai troppo tardi

Kick the bucket è un’espressione inglese (una frase fatta) che sta per “morire”. E The Bucket List, ossia la lista delle cose da fare prima di morire, è il titolo originale di questo film intimista e stranamente allegro, diretto da Rob Reiner, già regista dei mai dimenticati Misery non deve morire e This is Spinal Tap (e, più recentemente, di Vizi di famiglia). Un film che in realtà vive tutto sulle interpretazioni dei suoi due mostri sacri, che rispondono ai nomi di Jack Nicholson e Morgan Freeman. Il resto è piuttosto la declinazione di qualcosa di già visto, cui Non è mai troppo tardi (questo è l’adattamento italiano dell’intraducibile espressione inglese) non aggiunge molto né in quanto a fantasia né per quanto riguarda la sceneggiatura.

I due protagonisti sono infatti due anziani cui il tumore sta concedendo gli ultimi mesi di vita. Accomunati dal destino sul letto di morte, i due non lo sono certo stati nella vita: uno (Nicholson) è un milionario del campo della sanità, che ha vissuto più in compagnia dei propri soldi che della propria famiglia (nonostante i tanti matrimoni alle spalle); l’altro (Freeman) è un meccanico di umili origini, con una moglie che adora e una famiglia numerosa vicino. Costretti a condividere la stessa camera di ospedale, si ritroveranno a stilare appunto una bucket list e soprattutto a viaggiare per il mondo per poter realizzare tutti i loro ultimi desideri.

Se – come accennato – l’elenco delle scelte dei due vecchietti non è di certo il più originale (dal giro del mondo, alla guida della macchina sportiva preferita, passando per il paracadutismo) è forse perché l’intento di Reiner non è quello di spettacolarizzare la trovata dei due, bensì di dar vita ad una sorta di romanzo di formazione della terza età, dal quale tutti possono arricchirsi: e così il pover’uomo imparerà a vivere meno di filosofia e a godersi di più la vita (almeno al suo crepuscolo), mentre il milionario capirà che i soldi non sono tutto e che la famiglia è essenziale ad ogni età dell’esistenza.

Morale trita e ritrita? Può darsi. Ma la sceneggiatura la maschera decentemente qua e là, complici alcuni dialoghi interessanti, ma soprattutto grazie alla prova fenomenale dei due attori, che in realtà non si devono sforzare nemmeno più di tanto per fare quello cui la loro carriera li ha abituati da tempo: chi non vedrebbe bene Nicholson nel ruolo del cinico bastardo col cuore d’oro e Freeman in quello del vecchietto “old school”? Semmai sarebbe stato più interessante vederli a ruoli invertiti! Ma è comunque uno spettacolo tutto da godere, non foss’altro per la bravura e il rispetto che hanno nel non rubarsi mai la scena a vicenda: una vera scuola di recitazione da consegnare alle generazioni successive di attori hollywoodiani.

Rimane il fatto che Non è mai troppo tardi non verrà certo ricordato per l’originalità. Piuttosto per la leggerezza sempre rispettosa con cui affronta un tema tanto delicato e per l’atmosfera ora giocosa, ora triste, ora esistenzialista che pervade ogni scena. Caratteristiche queste che lo rendono un prodotto da indirizzare nettamente agli spettatori di media età (e oltre), che sapranno trarne giovamento e non ne rintracceranno la retorica sempre latente.

 

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1 Comment

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  1. 1
    Massimo Frezza

    Effettivamente, a ruoli invertiti sarebbe stata tutta un’altra storia. Specialmente con l’attuale ascesa di Obama al “soglio” presidenziale USA. Sarà stata questa la ragione? 24 docet. Lo eleggono…ma muore! 😉

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