Luca Lucini ha iniziato il suo sodalizio con Cattleya nel 2002, realizzando il cortometraggio Il sorriso di Diana, con Anita Caprioli, nato come una costola di Sei come sei, film composto da 6 corti che hanno vinto il premio Cinecittà Digital 2000 per la sceneggiatura. Nel 2004 realizza Tre metri sopra il cielo, nel 2005 Lucini dirige il suo secondo lungometraggio L’uomo perfetto.

Amore, bugie e calcetto nasce dalla voglia di raccontare, con ironia, ma anche con realismo e intensità le difficoltà oggi di trovare un giusto ruolo ed equilibrio nella vita. Insieme allo sceneggiatore Fabio Bonifacci, Lucini ha scelto di usare come metafora della vita contemporanea una squadra di calcetto. E’ un film corale in cui non c’è un protagonista ma ce ne sono tanti, varie storie si sviluppano parallelamente, per congiungersi e dare vita ad una storia unica, senza nulla togliere allo spessore dei personaggi.
Questo film racconta almeno tre generazioni e fa scattare l’identificazione con chi si
riconosce nelle diverse tipologie di personaggi.

Sette maschi fuggono dalle loro pressanti mansioni quotidiane per godersi un’ora di battaglia primordiale. Sono i componenti di una squadra amatoriale di calcetto.
La vita di Vittorio, interpretato da Claudio Bisio, è un pressing asfissiante: “ragazzo cinquantenne” sempre diviso tra affari di cuore e lavoro, segna in campo e in camera da letto con la giovanissima amante Viola (Chiara Mastalli), aspirante attrice un tempo oggetto dei desideri di suo figlio Adam. Sarà però l’ex moglie Diana (Angela Finocchiaro), brillante cardiologa, a rimetterlo in sesto quando un lieve malore lo coglierà e a svelerne i trucchi…

Lele (Filippo Nigro) è un mediano generoso, che vive correndo in campo, sul lavoro e a casa. Il suo matrimonio con Silvia (Claudia Pandolfi) dopo dodici anni è alle corde, i figli hanno il sopravvento sulla vita di coppia, i problemi si moltiplicano finchè Lele capisce che l’equilibrio familiare sta per saltare e tenta una strada innovativa: fare lui il casalingo.
Adam (Andrea Bosca) ha 26 anni gioca in porta e vive in difesa, combattuto tra la paura al padre Vittorio, e la certezza di avere ereditato da lui tutta la sua esuberanza. Sarà come il padre o…
Piero (Andrea De Rosa) è ossessionato dagli schemi e pianifica al dettaglio la sua vita presente e futura e quella della fidanzata Martina (Marina Rocco), la migliore amica di Viola. Presto però si accorgerà che non tutti gli imprevisti possono essere dribblati, soprattutto quando è un’inaspettata gravidanza a scendere in campo.

Filippo (Pietro Sermonti) è un giovane rampante, cinico e senza pietà, che punta alle caviglie e poi tende la mano dicendo “scusa volevo prendere la palla”. Il Venezia (Max Mazzotta) è un operaio della ditta di Vittorio, infine c’è il Mina (Giuseppe Battiston), giornalista divorziato ed ex giocatore tabagista. Il Mina è il panchinaro con lo slancio del vincente, che entra solo a tirare le punizioni: ma sono bombe devastanti, come le sue frasi secche e definitive che fanno da guida spirituale al gruppo

Ciascuno di loro ha del talento e dei punti deboli e vive di improvvise illuminazioni e facili errori. Si scontrano, si rincorrono si divertono, si consolano.
E il calcetto è sempre lì, irrinunciabile come l’amore.
La generosità di un film corale come questo sta – come sottolineato in conferenza stampa da Angela Finocchiaro – nel mettere in evidenza un buon numero di attori italiani, quindi una certa generosità produttiva. E nella scena finale si vedono tutti i personaggi del film e tutti i sentimenti scendono in campo. Un’idea vincente di Lucini è stata quella di organizzare degli incontri fra gli attori in cui si leggeva la propria parte, affinché tutti conoscessero il film per intero e non solo il proprio ruolo e quello del partner diretto. Questo perché alcuni attori, come la bravissima Claudia Pandolfi, nel film recitano intere scene solamente in compagnia di Filippo Nigro.

Una nota tecnico-stilistica: per riprendere l’inizio della storia tra Lele e Silvia, Lucini ha usato una macchina a mano con inquadrature imprecise e sfumate, che diventano invece più fluide man mano che il rapporto tra i due migliora. Anche il personaggio di Piero “Precisetti” viene sempre inquadrato in modo ortogonale, con degli sfondi squadrati. Quindi un uso della camera quasi come il pennello di un pittore.

Importante da sottolineare è l’utilizzo della musica, tra le composizioni di Giuliano Taviani, che sottolineano i vari cambi di stati d’animo come una concitata altalena di emozioni, e la canzone di Eros Ramazzotti Ci parliamo da grandi, che chiude il film in modo perfetto.

2 thoughts on “Amore, bugie e calcetto

  1. Avevo in programma di vederlo, dopo aver letto questo articolo ho deciso di sbrigarmi e di andarci davvero prima possibile. Finalmente in questi giorni ci sono tanti film che meritano nelle sale, e molti sono italiani! adoro la Finocchiaro e Battiston su tutti: a proposito nei tags è scritto Daniele Battiston ma si chiama Giuseppe com’è giustamente riportagto nell’articolo correggetelo se potete! besitos.

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