La Sacher Distribuzione di Nanni Moretti, come tutti sanno, distribuisce pochi film all’anno, e pochissimi stranieri, ma tutti di indiscussa qualità. E l’ultima creatura lanciata sul mercato italiano, La Zona, del regista naturalizzato in Messico Rodrigo Plà, s’inserisce perfettamente fra gli eletti, con tutti i requisiti per essere considerato uno dei film più belli dell’intero anno cinematografico.
Cupo ed avvincente, con ritmi serratissimi, che echeggiano il miglior Iñárritu, eppure altamente simbolico ed a tratti quasi teatrale, questo film mostra ciò che il mondo in parte è già e ciò che sempre più sta diventando, un luogo di individualismi, paure, razzismi a tutto tondo. La Zona, infatti, viene rappresentata come un microcosmo benestante barricato dal resto del mondo, dove un piccolo gruppo di cittadini privilegiati ha costruito belle case e vive la propria vita dietro ad un cancello guardato a vista da vigilantes prezzolati, lasciando fuori fame, povertà e dannazione.
Nella più completa assenza delle istituzioni, gli abitanti della Zona sono disposti a tutto pur di non turbare in alcun modo la propria quieta ed egocentrica esistenza, anche a farsi giustizia da soli se necessario, non importa come. Sono aggressivi, sordi ad ogni buon senso, violenti ed induriti oltre misura dall’idea di perdere quello che hanno: sono l’occidente che respinge lo straniero, il diverso, il misero. Durante le loro inquietanti riunioni di quartiere (che si svolgono in luoghi vagamente oscuri, lontani da orecchie indiscrete) i residenti decidono la linea dura anche contro la polizia, quella meno facile da comprare, per assicurare ai propri rampolli il mantenimento dei privilegi, ottime scuole ed una vita serena (anche se con armi sempre vicine).
Ma avvenimenti imprevedibili verranno a scuotere le viscere della Zona: durante un violento temporale, il crollo di un cartellone pubblicitario, consente, a tre ladruncoli delle favelas, l’apertura di una breccia insperata fra le ricche abitazioni del quartiere. Ma qualcosa va storto durante la rapina ed un’anziana donna muore. Si scatena una spietata caccia all’uomo, non importa se uno dei tre infiltrati è solo un ragazzino: l’incontro fra Miguel, il ragazzo braccato, ed Alejandro, figlio di una delle famiglie più in vista della Zona, che scopre il fuggitivo nascosto in cantina, farà nascere, dopo un primo momento di rigetto e spavento, un germe di solidarietà.
Tutto sembra ancora possibile, anche la redenzione, ma gli eventi tenderanno a precipitare nel più oscuro dei baratri oltre la volontà degli innocenti e dei puri, per i quali, però s’intravede una vera possibilità di riscatto oltre il filo spinato della Zona.
“Il film è basato su un racconto scritto da mia moglie – racconta il giovane regista – Esistono davvero, in Messico e non solo, luoghi chiusi come La Zona, zone residenziali che confinano con le favelas. In contesti molto corrotti, le istituzioni sono lontane dai cittadini e c’è molta impunità, perciò le persone decidono di difendersi da sole. Il senso di vuoto dello Stato giustifica la giustizia privata”. Dunque il film vuole essere anche un monito contro le attuali tentazioni di farsi giustizia da soli e contro ogni forma di linciaggio, psicologico e fisico, e di persecuzione indistinta.
“Nel film – continua Rodrigo Plà – abbiamo lavorato di fantasia per dare il senso dell’omologazione: il nome, un po’ orwelliano, le case tutte uguali, dove regna un’armonia forzata ed una sorta di dilagante follia, come si vede nelle scene finali del film. Anche se non viene mai espressamente nominato il Messico (potrebbe trattarsi di un luogo imprecisato), è importante il tema del muro, del confine, quello fra il Messico e gli Usa, che tendono a vedere in ogni migrante un criminale, quello fra la Zona e il mondo esterno ed infine quello fra il ragazzo ed i residenti. Sembrerà banale ma l’unica speranza del film è affidata ai ragazzi: qui gli adolescenti in via di formazione sono vulnerabili e possono uscire dai luoghi chiusi”.
Vincitore del Leone del Futuro nella sezione Giornate degli Autori al Festival di Venezia, e del Premio Internazionale della Critica (FIPRESCI) al Festival di Toronto, questo film ha beneficiato di un finanziamento pubblico in Messico, grazie alle precedenti opere di Plà, un regista indipendente che ha dimostrato con quest’opera un coraggio, una profondità psicologica ed una capacità stilistica davvero fuori dal comune. Fra i ragazzi del cast, Carlos Bardem, fratello piccolo del più noto Javier.
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