Anche il mondo della sala cinematografica è destinato a cambiare, se non vuole andare incontro ad un declino certo, schiacciato dall’home video da una parte e da internet dall’altra. Più che altro, in qualche maniera il costo del biglietto dovrà adeguarsi all’ambiente proposto oppure dovrà essere l’ambiente ad adeguarsi al biglietto. E il riferimento non è solo alla sala in sè, ai suoi comfort, alla qualità audio/video, ma anche al resto del cinema e… all’educazione di chi lo frequenta.
In questa direzione si muovono certe mode di lusso che vengono dall’altra parte del mondo, in particolare da Giappone e Stati Uniti. Mode che, seppure non imitabile in ampia scala, sono di certo rappresentative di un trend ben chiaro. Nel paese del Sol Levante esiste infatti il cinema più lussuoso del mondo, lo Shinjuku Piccadilly, dove si è assistiti da hostess prima della proiezione, ci si gode il film in sale comodissime e iper-tecnologiche e si può persino optare per una proiezione privata, magari per un tete a tete.
In America invece il Kabuki Theater di San Francisco, di proprietà di Robert Redford, punta sulla commistione fra ristorante di lusso, salotto e cinema. E’ tuttavia solo l’ultimo di una serie di cinema, chiamati Big Pictures, che stanno riscoprendo il “fascino” anti-multiplex: film d’autore e di qualità, sale piccole (massimo 100 spettatori), niente cibo in sala e atmosfera da teatro. Così si gusta veramente bene un film. Speriamo di poter vedere qualcosa del genere al più presto anche da noi.
A tale proposito, mi sembra significativo citare il divieto di popcorn nei cinema UK…e l’ovvia polemica che ne è seguita. Da noi, un tizio assurdo intervistato dal tg di mezza sera ha dichiarato: “Siamo fieri del nostro popcorn. Quindi, vogliamo mangiarlo nel cinema”. Chi gli rivela, insieme alla non esistenza di Babbo Natale…che, molto probabilmente, il popcorn che sgranocchia con il suo mononeurone…viene dalla Cina? 😉