Non era bastato Redacted di De Palma, finito direttamente su Sky senza passare per i cinema, una volta giunto da noi. Ora una sorte non dissimile accadrà a W. di Oliver Stone, acquistato dalla Dall’Angelo Pictures che lo manderà in onda su La7, prima di relegarlo al solo mercato dell’home video.

Clamoroso e triste che ciò accada: non solo per lo spessore dei due registi, ma perchè si tratta di due pellicole di stampo politico. E se per quella di Stone, dedicata alla guerra in Iraq, l’aspetto accusatorio è più evidente, per la seconda la critica internazionale ha sottolineato proprio la scarsa aggressività che in fondo la sceneggiatura riserva nei confronti del presidente Bush, a cui il film è dedicato. Ancora più grave se poi si pensa che si sta parlando di due film passati con gran successo per i festival nostrani: il primo vinse addirittura il Leone d’Argento a Venezia 2007, mentre il secondo ha aperto l’ultimo Torino Film Festival, dopo la ridicola querelle con quello di Roma. Una querelle che ora non può non ritornare a mente palesando tutta la falsità messa in scena dalle dichiarazioni del teatrino politico.

Ora si potrebbe dire che era da mesi che in Italia il film di Stone non riusciva a trovare una distribuzione. Si aggiungerà che ne è passato di tempo dall’uscita in America e nel resto d’Europa. Si concluderà persino che nel frattempo Bush è diventato prossimo a lasciare la Casa Bianca al suo successore Obama, che sembra garantire una politica totalmente diversa. Ma la ragione di ciò che sta accadendo non è questa: l’America sta (forse) cambiando, ha forse voltato pagina dopo 8 anni di amministrazione Bush, mentre qui da noi quando si parla di politica, di satira, di opere d’arte schierate o ancora di documentari a tesi, la strada per la democrazia è ancora lunga da venire!

E non si venga ora a dire che un film  come W., con un regista come Stone non sarebbe stato degno a priori di una distribuzione (e lo stesso dicasi per Redacted): la barzelletta della repubblica delle banane, dove le case di distribuzione si tirano indietro di fronte all’impegno civile, dove per campare tocca asservire i veti espliciti o (peggio ancora!) impliciti del potere, continua a ridicolizzare il nostro paese e i suoi abitanti.

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