Si è fatta desiderare parecchio – 10 anni – quella che dovrebbe essere la terza ed ultima parte della saga di Toy Story, ma di sicuro non ha deluso le aspettative.
In realtà già si vocifera riguardo ad un piccolo prolungamento della storia ma solo in forma di cortometraggio.
Come al solito la Pixar ha realizzato un capolavoro e la proiezione in 3D ha fatto il resto, rendendo questo film qualcosa da non perdere assolutamente.
Anche la trama, che è però leggermente inferiore a quella di Toy Story 2, è molto divertente e coinvolgente, cosa non scontata dal momento che si tratta di un “terzo episodio” e si sa che non è mai facile mantenere il livello delle uscite precedenti, soprattutto quando hanno avuto un enorme successo.
Questa volta i giocattoli devono fare i conti con il tempo che passa e che inevitabilmente porta un quasi adulto Andy, che sta partendo per il college, ad allontanarsi da loro.
In realtà Andy vorrebbe tenerli, seppur relegandoli in soffitta, ma per un errore il sacco che li contiene viene messo nella spazzatura e da lì comincia la vera avventura che porta Woody, Buzz Lightyear, Jessie – più una Barbie aggiunta all’ultimo minuto dalla sorellina di Andy – e tutti gli altri a confrontarsi con un mondo ben diverso e meno tranquillo di quello cui erano abituati nella loro casa d’origine.
Difatti vengono portati al Sunnyside, un asilo infantile pieno di bambini urlanti di giorno e tiranneggiato da una squadra di giocattoli incattiviti durante la notte.
Qui i nostri amici vengono tenuti prigionieri dalla banda capeggiata da Lotso, un orso rosa di peluche pieno di risentimento perché convinto di essere stato abbandonato dalla bambina cui apparteneva. Lotso si fa aiutare da Bimbo, un bambolotto con un occhio rotto dall’aspetto inquietante e da un pagliaccio che ricorda quello di IT di Stephen King.
La vigilanza contro eventuali fughe è affidata ad un pupazzo che raffigura una orribile scimmia urlante con i piatti.
Non mancano, però, personaggi spiritosi come il doppiogiochista Ken che, seppure considerato da quasi 50 anni il fidanzato di Barbie, fa pensare più a qualcosa che si troverebbe più suo agio “sull’altra sponda”, e ad un baccello di peluche verde con relativi piselli.
E’ bellissimo il pezzo in cui i giocattoli, per colpa dell’orso Lotso, stanno per finire nell’inceneritore dell’immondizia e allora si prendono tutti per mano per morire uniti come fratelli, prima di essere salvati… naturalmente in extremis!!!
Dopo essere stati strapazzati in tutti i modi dai bambini dell’asilo e dopo molteplici tentativi di fuga, i giocattoli riescono a tornare a casa e a rivedere per un’ultima volta il loro amico Andy, prima di essere definitivamente messi in uno scatolone.
Lotso viene neutralizzato, naturalmente evitando ogni tipo di violenza, e il lieto fine è assicurato.
Il film finisce con un Andy nostalgico che regala tutti i suoi giocattoli alla piccola Bonnie fermandosi a lungo a giocare con lei mentre invece dovrebbe ultimare i preparativi per la partenza per il college.
Viene da pensare ad una staffetta, ad una sorta di passaggio dall’età infantile a quella adulta e a quanto possa essere triste, a volte, vedere che la nostra infanzia si allontana.
La riflessione che si potrebbe fare, una volta ultimata la visione del film, è che in fondo è bello mantenere dentro di noi una piccola parte “bambina”, che ci fa essere spensierati e che ci distrae, seppure per poco, dai problemi che puntualmente si presenteranno quando affronteremo la nostra vita di persone adulte.
E concludendo bisogna ammettere che pur trattandosi di un film d’animazione il momento della commozione arriva e che forse trattenere qualche lacrima non è poi così facile!
+ There are no comments
Add yours