Una sconfinata giovinezza
Per definizione, l’Alzheimer è una demenza senile che distrugge progressivamente le cellule cerebrali: dapprima si manifesta con lievi amnesie poi progredisce con un deficit di memoria costringendo i pazienti ad essere costantemente assistiti.
Amare una persona affetta dal morbo di Alzheimer diventa una sfida contro il tempo, perché ti accorgi che non sarà la morte a separarti da lei. Ma la malattia. Incapace di riconoscere e riconoscersi, allontanarsi e vivere in un mondo parallelo. Incurante e lontana dai sorrisi e lacrime. In una sconfinata giovinezza, appunto, come il titolo dell’ultimo film di Pupi Avati, incentrato unicamente sul delicato argomento che affligge circa 600mila italiani (e se consideriamo il dramma dei familiari, si arriva a oltre i 2milioni).
E’ la storia di uno “sconfinato” amore di una donna(Francesca Neri) messo a dura prova dalla malattia del marito (magistrale interpretazione di Fabrizio Bentivoglio) che invece insegue la sua sconfinata giovinezza. Il tema si distacca dalle altre trame filmografiche del regista, che paragonate a queste, risultano senz’altro più leggere. Ma diventa, come in tutti i film di Avati, un percorso personale nel tempo e nella memoria.
Stralci di vissuto come Casa Mazzetti, la stagione adolescenziale sull’appennino bolognese, l’incidente stradale del padre, il cane con lo stesso nome, i primi strusciamenti erotici. In quegli stessi luoghi, amati e allontanati, Il protagonista andrà a nascondersi e come conferma del suo non-ritorno, ritrova qualcosa che in nessun luogo reale e attuale potrebbe mai ritrovare.
Una sconfinata giovinezza – Trailer ufficiale
Il film è romantico, delicato, prudente. Proprio perché tratta un dramma così esplicito, non necessita di enfasi, infierire non servirebbe. E sa dunque fermarsi nella metaforica “sconfinata” regressione nel punto d’arrivo ideale che tutti vorrebbero: in un mondo totalmente astratto dove si possa trovare ciò che si è lasciato tempo addietro. Sparire per non (far)soffrire. Nella realtà purtroppo il passaggio in un’altra dimensione, il tempo e l’amore non sono i farmaci più efficaci.
Da ricordare l’ultima interpretazione di Vincenzo Crocitti (scomparso il 29 settembre all’età di 61 anni, dopo una lunga malattia). Noto al grande pubblico per i serial tv (Carabinieri e Un medico in famiglia), in realtà Crocitti ha una lunghissima carriera di caratterista, spalla di moltissimi attori protagonisti come Sordi, Montesano e sotto la direzione di registi come Mario Monicelli (Un borghese piccolo piccolo).
Bravi gli attori, abili nell’interpetare la fragilità umana Bentivoglio e Francesca Neri. Non facile anche il ruolo degli altri, apparentemente marginale nel microcosmo della coppia, mentre invece la personalità di tutti è molto ben delineata, come quella di Gianni Cavina nel ruolo del tassista in cui si mescola il pietismo con l’italica arte dell’opportunismo, l’aristocratica famiglia di lei in contrapposizione con le più umili origini di lui. Bravi anche i quattro adolescenti Brian Fenzi, Marcello Caroli, Riccardo Lucchese e Lucia Gruppio.