Il solito, adorabile Aki Kaurismäki torna a deliziare gli spettatori con i suoi racconti morali infarciti di un irresistibile humor nero, a tratti addirittura macabro.
Dopo aver vinto il Premio della Giuria al 76° Festival di Cannes, il film arriverà nei cinema italiani il 21 Dicembre, distribuito dalla Lucky Red.
Tradotto impropriamente “Foglie al vento”, il titolo in realtà riprende le feuilles mortes dell’acclamato poeta francese Jacques Prévert, a sua volta riprese da Olavi Virta, cantante finlandese degli anni ‘40 e ’50, citato nel suo film dal melomane Kaurismäki.
Decisamente preferibile il titolo originale in ugrofinnico: Kuolleet lehdet!
La musica ha un ruolo fondamentale in quest’operina scandinava, sottolineando le peripezie – tra grottesco, romantico e malinconico – dei due protagonisti, Ansa (Alma Pöysti) e Holappa (Jussi Vatanen); due beautiful loser, solitari e disperati, che cercano di sopravvivere in una Helsinki gelida e non solo per il clima: il calore nei rapporti interumani tende infatti a stare, stabilmente, parecchi gradi al di sotto dello zero.
L’unico modo per scaldarsi un po’, oltre a tracannare alcolici come se non ci fosse un domani, è ascoltare musica o fare del karaoke, attività alla quale un taciturno – in realtà chiacchierone se paragonato al protagonista – collega di Holappa si dedica con convinzione, soprattutto perché rappresenta la modalità preferita – forse la sola – per socializzare con individui del sesso opposto.
È in questo contesto che il depresso Holappa e la triste Ansa, schiacciati dai propri destini, ugualmente cinici e bari, si conoscono, annusano le rispettive solitudini, decidono di provare ad amarsi.
Come riportano le note di regia del grande Aki, “Anche se finora mi sono fatto una reputazione discutibile girando soprattutto film violenti e irrilevanti, ho finalmente deciso, tormentato da tutte le guerre insensate, inutili e criminali, di scrivere una storia sui temi attraverso i quali l’umanità potrebbe avere un futuro: l’anelito all’amore, alla solidarietà, alla speranza e al rispetto per gli altri, la natura e tutto ciò che è vivo o morto.”.
A conferma di ciò, dalla radio costantemente accesa in casa della bella Ansa esce un flusso di angoscianti notizie sulla terribile guerra in corso in Ucraina, che in Finlandia è particolarmente sentita, vista la vicinanza con l’ingombrante “Orso russo” ai confini.
Un segnale di grande sensibilità da parte del regista di Orimattila, che unisce a questo afflato irenico l’attenta cura dell’ambientazione sociale: i due protagonisti sono vittime, oltre che del proprio destino, anche dei soprusi perpetrati ai loro danni ad opera di un sistema iniquo e cinico.
Ma tornando alla musica, tra pop finnico e qualche Lied di Schubert, nel film trova spazio un cameo del duo musicale Maustetytöt, composto dalle sorelle Karjalainen – Anna alla chitarra e Kaisa alle tastiere -, gruppo post-rock über indie (qualunque cosa ciò significhi…) attivo dal 2017.
Sono una delle band più popolari in Finlandia ed eseguono live il brano Syntynyt suruun ja puettu pettymyksin (la traduzione italiana è “Nata nel dolore e vestita di delusione”), in una scena in perfetto stile Kaurismäki.
Il quale, per non farsi mancare nulla, colloca una delle scene più significative – e al tempo stesso più esilaranti – del film nel “Ritz”, un cinema all’apparenza di quart’ordine ma in realtà d’essai, dove Holappa porta Ansa a vedere l’assurdo Cut! Zombi contro zombi (2022) di Michel Hazanavicius. All’uscita, la coppia sosta davanti ai cartelloni dei film in programmazione, dove campeggiano titoli come Rocco e i suoi fratelli o Diario di un curato di campagna (ovviamente in finlandese).
Chiosa da par suo Kaurismäki: “In questo film faccio disinvoltamente un piccolo plauso ai miei dei, Bresson, Ozu e Chaplin, ma sono comunque l’unico responsabile di questo catastrofico fallimento!”
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