Il mio amico robot (Robot Dreams) del talentuoso Pablo Berger, meritatissimo candidato all’Oscar come Miglior Film d’Animazione, è semplicemente splendido ed avrebbe sicuramente vinto – anche se lascia il tempo che trova – se non si fosse trovato di fronte un capolavoro come Il ragazzo e l’airone.
Pensare che questo sia il suo esordio nel cinema di animazione riempie il cuore e, come se ciò non bastasse, impossibile non essere felici al pensiero che questo 61enne poeta della celluloide iberico che cita il sommo Hayao Miyazaki come suo riferimento principale… si sia ritrovato agli Oscar proprio gomito a gomito con il suo maestro ideale.
I Wonder Pictures lo ha portato nelle sale italiane il 4 Aprile, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection dopo aver brillato in anteprima asosluta all’ultimo Festival di Cannes, per poi passare al Toronto Film Festival ed essere stato premiato al Festival di Annecy.
Una storia sull’importanza dell’amicizia e sulla sua fragilità, un’appassionata lettera d’amore alla Grande Mela ove Berger ha vissuto per anni, un lungometraggio interamente privo di dialoghi ma ricolmo di musica e suoni che ci portano indietro nel tempo e ci fanno sognare, dal primo all’ultimo fotogramma con una delle più belle storie d’amore che sia mai apparsa sul grande schermo.
Il regista si è ispirato, per il suo meraviglioso esordio nel Cinema di Animazione in 2D, all’omonima graphic novel della bravissima scrittrice, illustratrice e disegnatrice americana Sara Varon che racconta la favola moderna di DOG e ROBOT, una storia sull’importanza dell’amicizia e sulla sua fragilità.
Dog vive a Manhattan e, stanco di stare sempre solo, compra e si costruisce da solo un amico robot.
Sulle note degli Earth, Wind and Fire e della travolgente musica newyorkese degli anni Ottanta, la loro amicizia sboccia e si fa sempre più profonda… sino a che, in un’indimenticabile sera d’estate, DOG si troverà costretto, suo malgrado, ad abbandonare ROBOT sulla spiaggia.
Riusciranno a ritrovarsi?
Dopo l’avventura del pluripremiato Blancanieves e del sorprendente Abracadabra, Il mio amico robot rappresenta una nuova sfida per Berger che afferma: “Con Il mio amico robot volevo tornare all’essenza pura del cinema ma questa volta da un’altra angolazione, quella dell’animazione, ovvero una forma di rappresentazione e narrazione senza limiti. In quanto regista, scrivere storie senza dialoghi è sia una grande sfida che un enorme piacere”.
Ad affiancare Berger nella realizzazione del mondo di Il mio amico robot, una squadra di 20 artisti diretti dal noto fumettista e illustratore José Luis Ágreda, mentre il processo di animazione è affidato al talentuoso artista e direttore dell’animazione Benoît Feroumont: “Quando ho visto il suo ultimo cortometraggio Le Lion et le Singe, ho pensato immediatamente che sarebbe stato perfetto per Il mio amico Robot“.
Per la colonna sonora, il regista si è affidato nuovamente ad Alfonso de Vilallonga (già compositore per Blancanieves ed Abracadabra), che ha ricreato melodie al piano delicate, ritmi jazz e suoni urbani molto newyorchesi, una giungla sonora unica nel suo genere per dare vita a un racconto emozionante e coinvolgente: “Il design del suono del film è una giungla sonora – dagli ambienti e i suoni domestici alle strade affollate e rumorose dei vari quartieri di New York.
Il design del suono di Il mio amico Robot è la sua terza dimensione. Fabiola Ordoyo, con cui ho lavorato al mio film precedente, Abracadabra, è una chimica del suono capace di creare il tono o l’effetto sonoro perfetto per ogni atmosfera ma, a differenza dei film live action, in cui il suono registrato sul set è la spina dorsale di tutto, in un film d’animazione il progettista del suono deve creare tutti i suoni. È una sfida.”.
“Venendo dal cinema con attori, ho dato grande risalto agli occhi. Lo sguardo dei nostri personaggi animati è l’elemento essenziale che ci ha permesso di ottenere performance piene di vita. Per certi versi, gli animatori sono gli attori dei film d’animazione perché sono loro a dare vita ai personaggi. Lavorare con loro è stata una delle esperienze più gratificanti di questo lungo viaggio”.
Una visione, semplicemente… imperdibile.
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