Un padre porta sua figlia con sé – per osservare, ascoltare e sentire la nostra terra.

Ne La canzone della Terra, Margreth Olin ci ricorda, in modo unico, chi siamo e perché esistiamo.

Il linguaggio cinematografico è poetico, peculiare e ricco.

Sono fiera far parte di questo team.

Liv Ullmann, Produttrice Esecutiva

Wanted, cui sarò per sempre immensamente grato, ha deciso di portare nelle sale italiane La canzone della terra (Songs of Earth), che purtroppo resterà nelle sale soltanto il 15-16-17-22 Aprile, mese in cui si festeggia la Giornata Mondiale della Terra.

Il film, candidato ufficiale della Norvegia come Miglior Lungometraggio Internazionale alla 96a edizione degli Academy Awards, è diretto dalla pluripremiata regista norvegese Margreth Olin e prodotto da Liv Ullmann e Wim Wenders.

La canzone della terra è una meditazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul legame tra genitori e figli. Margreth Olin, regista ed interprete principale, fa ritorno nella valle in cui è nata, nel cuore della Norvegia, dove abitano i genitori.

Per un anno intero filma il trascorrere del tempo e delle stagioni: il padre guida il suo sguardo tra le maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando e sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico.

La canzone della Terra ha la trama più semplice possibile: Olin ritorna nella valle di Oldedalen nella parte occidentale Norvegia.

Il suo obiettivo è trascorrere un po’ di tempo con suo padre, 84 anni, mentre la figura della madre rimane più sullo sfondo.

Seguendo le orme dei genitori e la loro storia d’amore e di vita la regista spende un anno intero, trovando nella scansione stagionale la struttura per il suo documentario.

“Il corpo e la mente di mio padre cambiano, questo potrebbe essere l’ultimo anno in cui potrà condividere con noi la sua supplica. All’improvviso tutto sembra urgente. La sua generazione è davvero l’ultima ad avere la consapevolezza di come ci stiamo prendendo cura della natura? La soluzione potrebbe essere semplicemente ripristinare la connessione con noi stessi? Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, dobbiamo restare in ascolto del canto della terra.

Mio padre è un sognatore. Nella sua valle, possiamo osservare quanto il cambiamento climatico stia intaccando la natura. In 25 anni, gli estremi del ghiacciaio si sono ritirati di circa 800 metri. Mio padre ci porta in montagna, sul ghiacciaio, nella foresta, a stretto contatto con la fauna che abita questi spazi incontaminati. La natura prende il sopravvento, e riusciamo davvero a comprendere cosa ha provato lui per anni durante le innumerevoli escursioni in montagna. Seguiamo la valle di Oldedalen per oltre un anno. La primavera mite simboleggia l’infanzia di mio padre, la dolcezza dell’estate invece, la sua giovinezza, le tempeste dell’autunno la sua vita adulta e la quiete dell’inverno la sua vecchiaia. Il ciclo inizia e finisce in primavera”.

La Canzone della Terra è una maestosa sinfonia per il grande schermo.

Il padre della regista diventa la nostra guida attraverso le più suggestive vallate norvegesi: dove è cresciuto e dove più generazioni si sono susseguite vivendo a stretto contatto con la natura, per sopravvivere. I suoni della terra si armonizzano alla perfezione creando una sinfonia unica che accompagna questo viaggio mozzafiato nel paesaggio e nella memoria.

Il documentario custodisce così la memoria di chi è stato in grado di vivere in armonia con l’ambiente e di osservare la melodia della terra, una canzone in cui la bellezza della musica si sposa a parole di dolore e denuncia.

Da sottolineare l’apporto tecnico-artistico del direttore della fotografia Lars Erlend Tubaas Øymo, coadiuvato da numerosi fotografi naturalisti accreditati e droni abilmente pilotati per seguire questo dolcissimo papà scandinavo nelle sue “passeggiate” di una bellezza struggente.

“Concludiamo il film con un appello di speranza”, commenta la regista. “Il momento in cui mio padre pianta un nuovo seme accanto all’albero che suo nonno depose 130 anni prima. Le storie di mio padre stringono e ripristinano il legame forte con la natura”.

A mani basse… il mio Miglior Film del 2023.

Correte a vederlo sul grande schermo.

Ne uscirete felici e cambiati in meglio, nel profondo.

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