John Wick_locandina

E’ tornato al lavoro?
No, metto soltanto un po’ in ordine.

Il ritorno del mito anni 90 Keanu Reeves coincide con il suo toccare anagraficamente il mezzo secolo ed avviene in modo eccessivo quanto barocco ma non privo di interesse per gli appassionati di un certo genere, oscillante tra il gangster e l’action movie. La sceneggiatura è infatti basica e zeppa di cliché ma la realizzazione scenica è pregevole e le oscure atmosfere sono impeccabili per un Reeves perfettamente a suo agio nei panni di John Wick, killer maledetto di mezza età, stropicciato ma ancora letale e senza più nulla da perdere.

Se si pensa che non lo vediamo protagonista di un film decente dalla trilogia di Matrix ovvero dall’inizio del nuovo millennio (se si eccettua il passabile 47 Ronin), questo suo rivestire i panni di “Baba Yaga” non ci farà più pensare soltanto al titolo dell’affascinante Trilogia di Crepax, riportandoci, almeno nelle intenzioni dell’ignoto sceneggiatore Derek Kolstad, alle nostre paure più ancestrali. Non all’uomo nero ma, addirittura, a “colui che uccide l’uomo nero”.

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Cast pregevole, specialmente per il pubblico della tv americana. Il poliziotto Jimmy è Thomas Sadoski (The Newsroom), il crudele ed inetto figlio del boss è il londinese Alfie Allen, ormai noto al mondo come Theon Greyjoy (Game of Thrones), il ricettatore di auto è John Leguizamo, veterano cinquantenne dello show business statunitense, da Carlito’s Way ed ER sino a chicche come la voce originale del bradipo Sid in L’era glaciale ed è impossibile non citare Marcus il sicario (un sempre impeccabile anche se, tristemente, sempre più monoespressivo Willem Dafoe).

Menzione speciale per la fantastica colonna sonora hardboiled che Quentin Tarantino avrebbe adorato e per la regia dello stuntman Chad Stahelski che nonostante si trovi a dirigere il suo primo film, completa la missione con millimetrica precisione, rendendo le scene d’azione assolutamente perfette. Quella in cui il portabagagli dell’auto di John sbatte esattamente nella pausa tra le due strofe del brano che gli fa da sottofondo è da antologia.

Tra i tanti rimandi alle serie americane degli ultimi anni è impossibile non pensare ad un capolavoro come The Wire, specialmente per la fotografia e le atmosfere. A confermare la validità di tale riferimento, alla reception dell’albergo incontriamo proprio lui, Lance Reddick che nella serie interpretava il controverso luogotenente Cedric Daniels ed è recentemente riapparso sullo schermo in Fringe, The Blacklist ed American Horror Story. In conclusione, quindi, nonostante l’effetto “Rambo” costantemente applicato al protagonista…Welcome back, Keanu!

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