Southpaw_locandina italianaVa bene, ve lo concedo, Rocky III era decisamente troppo anni 80 e anche un po’ troppo trash per assurgere a vera icona del franchise, ma comunque aveva qualcosa di dire.

Apollo che diventa allenatore, Hulk Hogan, Mr. T… ma anche il tema della resurrezione di un pugile, dei soldi che governano le scelte, ecc..
Quindi che fare, prendersi un DVD e rivederselo o andare al cinema a vedere Southpaw?

Si perché il furbetto Fuqua (che alterna cose discrete ad altre meno), mette su un teatrino aggiornato al nuovo millennio dove ci viene riproposta l’ennesima storia di redenzione condita da dramma a fosche tinte.

Siamo sul labile confine tra la storia di sport alla Rocky, la necessità di dimostrare qualcosa al mondo e alla propria famiglia un po’ come Cinderella Man e il drammone più becero come Mi chiamo Sam. Tutto però scandito da musica gangsta, fiumi di sangue e bava e fotografia accattivante.

[youtube]https://youtu.be/40hiTc1krnM[/youtube]

C’è da dire che da uno come Kurt Sutter non ci si aspetterebbe una storia così trita e ritrita e allo stesso tempo sviluppata in maniera così banale. Le stelle, le stalle, la palestra del ghetto, l’allenatore fallito, scontroso ma col cuore d’oro, il manager “pappone”, tutti i più terribili cliché che si possano trovare in giro concentrati in un unico prodotto.

Cosa c’è di bello? Gyllenhaal in una grande prova d’attore (tra l’altro è sulla strada di Will Smith post Alì, con un fisico esplosivo), un’ottima fotografia dei combattimenti, realismo e Rachel McAdams.

Cosa c’è di brutto? Il resto.

Jake Gyllenhaal a Cannes 2015
Jake Gyllenhaal a Cannes 2015

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