Fra le opere presenti al Festival di Cannes 2021, numerose erano state realizzate già per l’edizione dello scorso anno, rinviata a causa della pandemia, ma alcuni registi hanno deciso di attendere l’edizione in presenza, quella tenutasi nel luglio scorso. Fra questi anche Nanni Moretti, che ha presentato alla Croisette nel 2021 il suo ultimo film, “Tre Piani”, unico italiano in Concorso, tornando a Cannes dopo una lunga assenza (l’ultima volta era stato nel 2011, con Habemus Papam): il regista ha infatti deciso di attendere la kermesse francese per poter lanciare il suo film e farlo uscire in una vera sala cinematografica. La costanza nell’attesa è stata premiata, il giorno della première, con 11 minuti di applausi al film. Prodotto da Sacher Film, con Rai Cinema e Fandango, “Tre Piani” è finalmente uscito nelle sale italiane il 23 settembre.

Abbandonato il registro provocatorio ed ironico che accompagna il regista, naturalizzato romano, fin dai suoi primi film degli anni Settanta, “Tre Piani”, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo (in Italia edito da Neri Pozza), racconta le storie di tre famiglie, che abitano nella stessa palazzina (non più a Tel Aviv ma a Roma, in un quartiere ‘borghese’) su tre piani differenti e le cui vicende esistenziali si intrecciano nell’arco di 15 anni. Margherita Buy e lo stesso Nanni Moretti interpretano una coppia di giudici, il cui figlio commetterà un grave reato. Riccardo Scamarcio ed Elena Lietti, la coppia del primo piano, sono i genitori di Francesca, una bambina che affidano spesso agli anziani dirimpettai di pianerottolo. Alba Rohrwacher è la madre di un bimbo neonato, lasciata sempre sola dal marito, Adriano Giannini. Nonostante le dure prove che i protagonisti del film dovranno affrontare, un tango ‘anarchico’ aprirà alla speranza e all’apertura verso il futuro nella scena finale.

“Tre piani è un film doloroso e in parte drammatico – ha affermato il regista – ma è anche un inno alla vita e alla pietà: i personaggi femminili sono quelli che si aprono al cambiamento e cercano di guardare avanti, quelli maschili, invece, si chiudono nella loro ostinazione. Volevo che il film finisse con un sorriso al futuro”.

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