tokyo_per-il-post-del-13-luglio-2009

L’Asian Film Festival 2009 si è chiuso a Roma sabato 11 luglio, seminando molteplici suggestioni, ben rappresentate da una pellicola del tutto sui generis. Tre film in uno, Tokyo! è il prodotto del genio visionario di un trio di registi decisamente fuori dell’ordinario: presentato nel 2008 a Cannes nella sezione Un certain regard, è dedicato ad una delle più folli metropoli del pianeta, che – come Parigi, New York, Berlino – ha visto già tanti cineasti frugarne l’anima in cerca di una chiave di lettura della modernità.

Ed ecco che i tre frammenti compongono come per incanto un quadro unitario: nel press-book gli episodi (Interior Design, Merde e Shaking Tokyo) sono sintetizzati da altrettanti slogan (“trasformazione – anarchia – rinascita”) che rendono solo in parte il senso dell’operazione. Infatti, i protagonisti delle storie di Tokyo! hanno in comune soprattutto la caratteristica di appartenere ad un’umanità marginale, fraintesa e misconosciuta, ma che porta dentro di sé un mistero, impenetrabile dai più. Così, la giovane Hiroko è, nel primo episodio,  diretto da Gondry, una fragile ragazza devota al fidanzato con il quale tenta l’avventura nella grande città ma ne è schiacciata e gradualmente trasformata, rovesciandosi in una sorta di Pinocchio dei nostri tempi.

In Merde Carax scimmiotta i fanta-horror di qualche decennio fa, mostrando una orrenda creatura delle fogne che si rende protagonista di crimini sempre più efferati in nome di un distruttivo istinto misantropo, proprio di chi vuole restare al di fuori di un consesso umano che disprezza apertamente, fino a rifiutarne il linguaggio.

Chiude la trilogia il sud-coreano Joon-Ho (curiosamente, l’unico regista non francese), con una storia minimalista sugli hikikomori, ovvero quei giapponesi che si chiudono volontariamente in casa rinunciando ad ogni contatto con la realtà: nel frammento conclusivo di Tokyo! un uomo ormai recluso in casa da anni recupera un barlume di speranza grazie alla fanciulla che gli recapita la pizza di cui si nutre quotidianamente.

Tutti e tre i micro-film, oltre ad essere splendidamente girati ed interpretati, sono accomunati da una grazia e uno humour inversamente proporzionali al grado di disperazione dei personaggi descritti, indicando in questo modo una possibile via d’uscita dalle costrizioni della vita nelle megalopoli urbane del Terzo millennio.

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Nota del caporedattore: godetevi il sito ufficiale. E’ fantastico.  😉

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