È atterrata a RockinRoma, all’Ippodromo delle Capannelle, la multiforme astronave di Mika, artista londinese originario del Libano, esploso tre anni fa con il singolo Grace Kelly – pezzo programmatico del suo stile e delle sue ambizioni.

L’atteso concerto si apre con Relax Take It Easy, con Mika che sfoggia subito la sua perfetta forma fisica, schizzando su e giù per il palco (anche se sul secondo brano scivola nel saltare sull’enorme pedana inclinata al centro della scena…). È uno show coloratissimo, che attinge a piene mani dall’immaginario pop – dai cartoons ad un’enorme gamba di gomma, preannuncio della bambola gonfiabile che sarà usata in seguito.

Il gruppo suona tra quinte floreali, con alberi e girasoli: la scenografia pervade tutto, perfino i membri del gruppo ne fanno parte: oltre al bassista con la faccia dipinta di bianco stile-clown, c’è la batterista – efficacissimo il suo drumming – che ostenta un enorme toupé nero, con rimando allo stile blackploitation (Mika la presenta come “la Favorita”).

Mika utilizza la voce con grande duttilità, anche simulando un assolo di tromba, suona il piano… insomma, ha molte frecce al suo arco, e si vede – anzi, si sente – anche sul piano dell’impianto sonoro: un pop-rock dove il pendolo oscilla a volte sul versante più duro, altre su quello più morbido, in cui trionfano i ritornelli più celebri del repertorio di Mika. Interessanti gli innesti disco, ma anche gli strumenti acustici (chitarra e pianoforte) che danno maggior risalto al ritmo complessivo, con brani come We are golden, Rain, Blame it on the girls che mandano in visibilio il pubblico. Curiosamente rappresentativo di età che vanno dai giovanissimi a ultraquarantenni, probabilmente qui con la scusa di accompagnare i primi…

Verso la fine del concerto Mika resta a torso nudo, quasi a sottolineare il richiamo all’icona di Freddie Mercury, di cui il nostro condivide anche la notevolissima estensione vocale (Over My Shoulder) e il ricorso a registri malinconici, come in Happy ending. Poi una strana processione di ballerini in costume e maschere deposita un enorme pupazzo al centro del palco, che diviene oggetto di una simbolica fucilazione. Il tutto resta nei confini di uno show giocoso e gioioso, rafforzato da bis come Grace Kelly e Lollipop o dalla citazione degli Stomp, innovativi performer di qualche anno fa, con le percussioni – guidate dallo stesso Mika – su bidoni di latta.

L’entusiasmo tributato dai fan all’artista anglolibanese è ripagato con scherzi e battute in italiano, molto più generosamente di quanto accada con i grandi nomi della musica che sbarcano da queste parti. Ma questo rientra perfettamente nel profilo di Mika, showman davvero globale che incarna al meglio sogni e desideri di una nuova generazione di appassionati.

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