In principio c’era Amici miei, IL FILM italiano diretto da Mario Monicelli nel lontano 1975. La trama era semplice e vincente: cinque amici d’infanzia fiorentini sulla cinquantina affrontano la loro vita con scherzi anche e soprattutto di cattivo gusto a danno di malcapitati. Inseparabili e insuperabili. Finchè morte non li raggiunse. Poi vennero i sequel negli anni successivi (lo stesso regista sigla il secondo episodio mentre il terzo già intorpidito , dieci anni dopo, è  diretto da Nanni Loy).

E oggi, dopo 26 anni dall’ultimo atto, arriva nelle sale Amici Miei : Come tutto ebbe inizio, un prequel ambientato nella Firenze del ‘400. Un film discusso e osteggiato già prima dell’uscita. Un vero caso Facebookeriano (il gruppo Giù le mani da Amici Miei continua a raccogliere firme antifilm), criticato aspramente a Firenze, tanto che ci si chiede perché questo accanimento.

Perché i bei tempi son sempre quelli passati, i film migliori sono di trent’anni fa, come le musiche, gli odori e i sapori anche e le porte di casa potevano rimanere aperte perché non esisteva la delinquenza?  E’ vero che siamo in una società del riciclo, che dilaga il gioco dei rimandi e rivisitazioni, del vintage e della nostalgia, di una crisi di idee cinematografiche..però..un accanimento così forte è esagerato. Fuori luogo. Un film piace o non piace.  Se capita, per sbaglio, lo si vede e poi si accantona. Sono altri i disastri.

Il film non convince, questo è un dato di fatto. Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Michele Placido e Paolo Hendel sono diretti da Neri Parenti. Con loro altrettanti  simpatici e bravi nomi di richiamo come Massimo Ceccherini, Alessandro Benvenuti e Pamela Villoresi, tutti insieme appassionatamente, coralmente. Sullo sfondo una splendida  ricostruzione di Firenze, la peste, Lorenzo il Magnifico e Savonarola.  Non spicca un personaggio su un altro, non c’è quella competitiva corsa di bravura e di battute folgoranti che evocava l’originale. Non ci sono contorni definiti.

L’errore di valutazione forse sta proprio in questo e non fare il paragone sarebbe la soluzione ottimale. Cinque allegroni rinascimentali antenati, sulla cinquantina che affrontano la loro vita con scherzi di cattivo gusto. Dal gergo un po’ triviale, un po’ troppo da cinepanettone, dalle battute un po’ fiacche, qualche pausa di troppo e tempi lunghi. Il cast è di richiamo, la regia sufficientemente preparata al genere. La sceneggiatura lascia molto a desiderare. Per riesumare bisogna impegnarsi  molto di più che creare qualcosa dal nulla.

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