Può un genere trito e ritrito, sempliciotto e popolare, spesso banale e volgare come la parodia demenziale dar vita ancora oggi a prodotti di qualche originalità? Visti gli esiti più recenti (si ricordino Epic Movie e 3ciento), verrebbe da rispondere proprio di no. E invece a smentirci ci pensa quel pazzo di Craig Mazin, già sceneggiatore degli ultimi due Scary Movie, la saga che ha riportato in auge il genere. Superhero ci sorprende più di una volta a ridacchiare di gusto, quasi senza volerlo, candidandosi chiaramente come sicuro successo presso il suo pubblico di riferimento, quello dei maschietti adolescenti col sabato pomeriggio da impegnare.

L’originalità del film non sta tanto nella freschezza delle gag (pur sempre di boutade demenziali si tratta) e neppure nella capacità (tuttavia apprezzabilissima) di scendere nel campo del triviale. E nemmeno… nella locandina (c’era davvero il bisogno di farla identica a quella degli ultimi due film di Mazin?) Piuttosto è il soggetto la cosa più fresca: dopo anni ed episodi su episodi di Scary Movie passati a parodiare l’horror, il testimone passa ora giustamente alla moda del momento, i film sui personaggi dei fumetti. Sono il business hollywoodiano del decennio, quindi è giusto sfruttarli in tutto e per tutto, anche per prenderli in giro. E quel marpione di Mazin l’ha capito al volo.

L’impianto di base scelto per Superhero è quello del primo Spiderman, qui ricalcato quasi scena per scena, secondo uno schema proprio più che altro dei primi film della serie di Scary Movie. Su questa parodia si innestano gustosamente i riferimenti comici più riusciti, ossia quelli alla saga degli X-Men, ma anche a Superman, I Fantastici 4 e altri. Non mancano neppure – e questa è un’altra piccola novità – intelligenti e quasi sottili (parola grossa, lo sappiamo) riferimenti parodistici al mondo dei social network e dell’informatica in generale.

Insomma, un’ora e dieci (come sempre, per fortuna, conciso ed efficace Mazin) di risatine spensierate ad uso e consumo di un pubblico giovane (e maschile), ma stavolta non per forza decerebrato. Dai tempi “mitici” della Pallottole Spuntate il genere è cambiato molto, si è fatto più commerciale e autoreferenzialista, ma non per forza sempre peggiore. Ops… ma qui c’è anche l’inossidabile Leslie Nielsen! Ecco perché: allora è davvero tutto merito suo!

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