Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock è nelle sale italiane dal 18 Aprile, distribuito da BIM, in collaborazione con Lucky Red.
Siamo nel 1922 a Littlehampton e la vita, tranquilla ed ordinaria, di questa cittadina del West Sussex (Inghilterra) viene sconvolta da una denuncia da parte della famiglia Swan perché la figlia Edith (Olivia Colman) riceve da giorni lettere anonime piene di pesantissimi insulti, uno più colorito dell’altro.
Chi si nasconderà dietro queste cattiverie a domicilio?
Tutto fa pensare a Rose Gooding (Jessie Buckley), vicina di casa che in passato ha avuto una discussione con Edith, oltre al fatto che, a differenza delle altre donne del luogo, è consona usare in pubblico un linguaggio apertamente volgare.
Alla luce di tutto questo, la polizia locale decide di mettere agli arresti Rose e mandarla a processo, anche se l’agente femmina Gladys Moss (Anjana Vasan) non è del tutto convinta di questa colpevolezza e, con l’aiuto di altre donne di Littlehampton, decide di indagare al meglio per l’ottenimento della verità.
Prodotto da Film4 Productions, Blueprint Pictures, South of the River Pictures e People Person Pictures, Cattiverie a domicilio (adattamento italiano del titolo originale Wicked Little Letters) può sembrare, agli occhi del cinefilo più esperto, un nuovo remake de Il corvo di Henri-Georges Clouzot, dato che questo film del 1943 aveva già avuto un rifacimento nel 1951 intitolato La penna rossa.
E invece questo nuovo film di Thea Sharrock (Io prima di te, L’unico e insuperabile Ivan) è basato proprio sulla storia originale, avvenuta in quel periodo storico e con questi nomi e cognomi; il lungometraggio ci mostra, infatti, a riprova di ciò, diverse copertine di giornali dell’epoca.
Si tratta di un caso di cronaca locale che mostra i problemi di una società molto conservatrice, razzista (del resto Rose è colpevole anche di essere irlandese…) e troppo religiosa, con il personaggio del padre di Edith (Timothy Spall, noto alla massa soprattutto per aver interpretato Codaliscia in Harry Potter) che, oltre ad aver plagiato a sua immagine la figlia, è incapace di accettare i cambiamenti, come le donne che votano o lavorano nelle forze dell’ordine.
Una commedia davvero fuori dalle righe perché, come accennato sopra, non si risparmia assolutamente in quanto a volgarità pronunciate, oltre ad essere una storia investigativa che riesce a coinvolgere ed a far empatizzare lo spettatore con i personaggi positivi di questa vicenda…nonostante il colpevole risulti essere facilmente intuibile molto prima del finale.
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