Pubblicato per la prima volta nel 1980, il romanzo di Stephen King The Mist giunge solo ora ad un adattamento cinematografico che, nel caso delle storie del grande autore americano, spesso vuol dire buon film o comunque successo. Si dà il caso però, che da allora ad oggi, nel campo dei thriller che guardano al soprannaturale, abbia fatto il suo ingresso prepotente un prodotto come Lost che – piaccia o meno – ha riscritto alcuni canoni del genere. Realizzare The Mist senza tenere conto di ciò, anzi facendo in modo che tutto – dalla storia agli effetti speciali – sembri uscito da un puntata del noto serial, è la maniera migliore per gettare alle ortiche un potenziale interessante.

La storia vede gli abitanti di una cittadina della provincia americana venire investiti da un’enorme banco di nebbia, che si rivela nascondere strane presenze e animali enormi e feroci, capaci di far letteralmente scomparire chi si addentra al suo interno. Una parte degli abitanti del paese si ritrova richiusa in un supermercato proprio quando la nebbia giunge in città.

Al di là del fastidioso senso di continuo deja-vu che un qualunque spettatore di Lost possa percepire ad ogni singola scena, c’è da dire in ogni caso che un film dall’ambientazione così statica e claustrofobica dura per lo meno mezz’ora di troppo: due ore quasi esclusivamente all’interno di un supermarket, dove sostanzialmente accade poco o nulla, fiaccano la visione. E ci si ridesta letteralmente solo quando qualche manipolo di coraggiosi decide di addentrarsi nella nebbia.

Il resto, come detto, è tutto un riferimento al già visto: il supermercato, spazio chiuso e delimitato, dal quale è impossibile allontanarsi, così come per l’isola di Lost; questa nebbia che trascina via i malcapitati, proprio come il misterioso fumo che emerge a tratti dalla foresta del serial; i dissidi fra i personaggi costretti ad una convivenza forzata, tra cui spiccano i due “capi-branco” che impersonano lo scontro fra Fede e Ragione (qui Mrs. Carmody e David, lì i famosi John Locke e Jack). E infine – particolare ancora più fastidioso, a rasentare il plagio stilistico – la presenza dei flashback improvvisi che aprono uno squarcio sul passato dei protagonisti!

È davvero troppo: peccato che il tutto non duri i canonici 40 minuti, ma 2 lunghe ore, durante le quali c’è giusto il tempo per apprezzare le prove attoriali. Tutti appaiono al posto giusto e i personaggi, seppure inevitabilmente schematici come è normale che sia in un’opera con tanti protagonisti, sono ben caratterizzati. Si distingue fra tutti quello di Mrs. Carmody, interpretato da una convincente Marcia Gay Harden, emblema perfetto dell’invasato religioso, del fondamentalista cristiano: un personaggio forse lontano dalle nostre abitudini, ma assai radicato in quella società di bifolchi ignoranti, pronti ad andare dove soffia il vento, rappresentata dalla provincia americana.

In definitiva, consigliamo il film di Frank Darabont esclusivamente agli amanti del genere, a chi cerca qualche sussulto a buon mercato e a chi adora le atmosfere claustrofobiche. E ovviamente solo a chi non si sia mai imbattuto in una puntata di Lost: in caso contrario, il film lo avete già visto!

You May Also Like

More From Author

3Comments

Add yours
  1. 1
    homer84

    Caro Hitsugaya, la recensione esordisce con la data di pubblicazione di The Mist: per cui non vedo dove possa essere l’ignoranza.
    Circa il fatto che mi possa piacere Lost, qui sei in errore: il mio non voleva certo essere un elogio di una serie che non amo affatto e che anzi reputo inferiore a molti altri prodotti seriali made in USA,
    Sul fatto che i paragoni siano fantasiosi e forzati, posso solo rispondere che ho cercato di portare dei fatti (nonchè opinioni personali, è chiaro): per me non si tratta di plagio tematico/narrativo (in quanto la stesura del romanzo – come tu dici – risponde da sola), bensì stilistico. Ripeto ciò che ho scritto: si può adattare un romanzo, ovviamente, ma non dimenticando ciò che dalla data di pubblicazione in poi è accaduto nel mondo dei prodotti audiovisivi. Lo stile a mio giudizio lascia molto a desiderare in quanto ad originalità.
    Un saluto

  2. 2
    Hitsugaya

    recensione patetica e piena di ignoranza…….visto che Lost è molto più giovane del romando The Mist……è come sconsigliare Lost a chi ha già letto il romanzo The Mist anni fa 😐

    inoltre molti tuoi paragoni sono alquanto fantasiosi e forzati.

    che dire……guardati Lost se ti piace, ma non fare il recensore, se non sei neanche capace di informarti sull’origine di The Mist, e quindi fare una recensione assurda basata su “The Mist è un plagio di Lost”, quando al limite potrebbe essere il contrario.

    patetico e inutile 🙂

+ Leave a Comment