Un grande ritorno quello del maestro di cinema Zhang Yimou: il suo nuovo lavoro, “One second” (capiremo nel corso dello sviluppo narrativo a cosa si riferisce il titolo, “Yi miao zhong” nella traslitterazione utilizzata nel catalogo della Festa del Cinema di Roma) è ambientato nella Cina rurale durante la famigerata Rivoluzione culturale voluta dal Presidente Mao, come viene chiamato con deferenza dai lacché del regime.

20-08-2021 Fotograma de One Second
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Per questo affresco storico il due volte Leone d’oro a Venezia (per “La storia di Qiu Ju” e “Non uno di meno”) riprende gli stilemi del neorealismo già invocati per alcune delle sue precedenti opere, aggiungendo accenni chapliniani – la giovanissima orfana Liu è un “Monello” in versione asiatica, cui è degno contraltare Zhang, un uomo condannato ai lavori forzati per aver fatto a botte con una Guardia rossa.

Dall’incontro casuale di una sera, in cui Liu e Zhang fanno la loro comparsa misteriosa sulla scena, parte tutto un rincorrersi dei due antagonisti, che scopriremo essere impegnati ciascuno a coltivare come un segreto ben nascosto i rispettivi affetti familiari: tanto la ragazza quanto l’uomo compiono gesti sleali, contendendosi metri di pellicola e ciotole di noodles, fino a giungere nell’enorme edificio adibito a sala cinematografica della seconda Unità (questa l’asettica denominazione maoista dei villaggi rurali cinesi), dove un uomo di mezza età soprannominato “mister Film” assume l’autorità di un capo di Stato in quanto proiezionista, ovvero l’unico in grado di far sognare uomini, donne e bambini allestendo il grandioso spettacolo del Cinema – anche se è pura propaganda.

L’estrema povertà materiale del popolo cinese nell’era maoista è in contrasto con la ricchezza di emozioni che i protagonisti di questo racconto morale sono in grado di provare. Il detenuto, definito “un pessimo elemento” finanche dal fratellino di Liu, si dimostrerà in grado di farsi carico della sofferenza dei due piccoli orfani, comprendendone le ragioni e proteggendoli dai bulli di zona.

A sua volta, Zhang riceverà aiuto e conforto da Liu nei suoi disperati tentativi di vedere – sia pure per solo un secondo – il cinegiornale n° 22, nel quale è ripresa l’adorata figlia 14enne mentre prende parte ad una gara di emulazione socialista.

Quale contrappunto delle miserevoli vicende umane, Zhang Yimou sceglie di ambientarle – oltre che in uno dei villaggi dell’immenso Paese – anche nella natura, sempre presente ed incombente a mo’ di monito per gli umani che vi si agitano disperati. Ed ecco quindi che d’intorno alte dune di sabbia color ocra come muti testimoni inghiottono ogni cosa non appena si alzi il vento, che tutto ricopre, tanto più un prezioso fotogramma caro all’ex ergastolano.

Il quale però alla fine abbozza un sorriso, come a dire che la forza del destino sovrasta gli umani sforzi, e che è meglio godere di quel che la vita può offrirti, sia pure per una manciata di secondi.

 

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