In una notte in cui non si può dormire per non incontrare i fantasmi di un amico troppo presto schiantatosi a miglior vita, cinque quarantenni passano da un ristorante ad una festa, dal mare ad un locale jazz alla ricerca di qualcosa che li tenga uniti nel dolore e li rigeneri nel ricordo dei tempi che furono.

Una notte, opera prima di Toni D’Angelo, finanziata dal padre Nino, racconta una Napoli che cammina sull’immondizia senza sporcarsi le scarpe, che subisce la deturpazione del territorio, lo squallore che si insinua nei vicoli, la prepotenza dei guappi, senza reagire, perdendosi tra una striscia di cocaina ed un patrimonio di famiglia da dilapidare in fretta. E’ un’altra Napoli quella che racconta il figlio del caschetto d’oro che negli anni ottanta ha saputo mettere, nelle sue accoratissime canzoni, le emozioni di chi pone l’amore al di sopra di tutto, di chi reagisce allo squallore con note viscerali, di chi co Nu jeans e na maglietta e Senza giacca e cravatta, racconta la Napoli che sa mantenersi pura.

Toni D’Angelo rincorre le ruote di una machina che va a schiantarsi, poi ficca il padre in un taxi e lo utilizza come collante per legare i luoghi dove conduce i quarantenni tristi, emigrati che non vorrebbero tornare, integrati che hanno tagliato le radici e si ritrovano a deambulare tra un insuccesso aziendale ed una famiglia che non li realizza. Con delicatezza ed uno sguardo attento alla luce di una Napoli che di notte si fa meno caotica e opprimente, il regista tratteggia una storia che non deve avvincere per meglio raccontare una generazione che fatica a maturare e che ha un estremo bisogno di osservarsi per ritrovare la forza di spiccare il volo prima che l’età rattrappisca anche le loro ultime pulsioni.

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