nicknorah

Il genere della commediola adolescenziale è quasi sempre sinonimo di comicità oramai scaduta (o peggio, triviale), situazioni già viste e storielle d’amore da romanzetto rosa. Genera quindi un misto di meraviglia e piacere scovare un esempio di tale cinema che risulti invece schiettamente divertente, semplice ma non privo di qualche spunto originale e persino discretamente recitato.

La prima metà del film è anzi onestamente trascinante, per via di una serie di situazioni comiche forse immaginabili ma ottimamente gestite, per una serie di battute simpatiche e in genere per un umorismo senza pretese, mai volgare, ma di sicuro effetto. Se ci si approccia alla pellicola con la giusta leggerezza, ci si ritrova sdraiati a ridere di gusto, altrimenti comunque il sorriso è garantito.

Eppure i due protagonisti non sono poi l’apice dell’originalità, tutt’altro: lui è il classico tipetto che definiremmo un po’ “sfigato”, appena mollato dalla ragazza (la solita che ne cambia uno a serata); lei è quella perfetta per lui, condividono l’amore per la stessa musica (e per lo stesso gruppo) e di certo altre affinità elettive. Incontratisi ad un concerto, passeranno tutta la notte assieme, lui intento a schivare i “colpi” della sua ex improvvisamente ingelosita, lei a cercare l’amica ubriaca e spersa per New York. Assieme a loro, il camioncino del terzetto di amici gay più simpatici che si possa immaginare.

Un fil rouge musicale lega le vite dei due protagonisti (come suggerisce il titolo originale, Nick & Norah’s Infinite Playlist, che allude alle compilation che il ragazzo creava per la sua ex la quale, non gradendo, rigirava puntualmente all’amica): un espediente simpatico e originale, che costituisce un background per diversivi non noiosi. Se la prima parte è veloce e travolgente, la seconda rallenta per concentrarsi sulle dinamiche che legano i vari personaggi (più che altro il “triangolo” amoroso che si viene a creare), ma il regista Peter Sollett evita accuratamente di finire nello sdolcinato, mantenendo la storia sempre godibile nella sua onesta e mai pretenziosa semplicità.

A ciò si aggiunga la prova più che discreta di Micheal Cera (che di ruoli “passivi” ne sa qualcosa dai tempi di Juno) e di Kat Dennings, ma anche quella dell’avvenente lolita Alexis Dziena (data chiaramente in pasto all’adolescente medio di sesso maschile con qualche ammiccamento di troppo) e il piatto è pronto.

Insomma, se volete passare un’ora e mezza di relax, entrate in sala per quei primi tre quarti d’ora di risate garantite. Se siete invece alla ricerca del filmetto giusto in tempi da San Valentino, ecco la commedia azzeccata per una serata di romanticismo adolescenziale.

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