“Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.”
Jacques-Yves Cousteau
Hanno una freudiana predilezione per il cordone ombelicale e il liquido amniotico, oppure è solo un caso che Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti si ritrovino nuovamente in un utero materno a quindici anni da I corti, l’esilarante spettacolo teatrale diretto da Arturo Brachetti, con Marina Massironi, grandissimo successo pure in video?
Ecco cosa ha raccontato alla stampa l’inossidabile sodalizio comico a proposito del loro ruolo di narratori in Oceani 3D: “Noi tre, convinti di essere dentro a un’astronave che in realtà è il grembo della tartaruga, descriviamo ciò che vediamo, stupendoci di volta in volta per tutti i nuovi incontri che ci capitano durante questo viaggio.”In realtà, neanche la trovata dell’astronave, per quanto geniale, è del tutto nuova, specialmente se si pensa all’incipit di un altro grande successo del trio: Anplagghed al cinema. Stavolta, però, ignari del proprio status di embrioni inseriti in una cellula uovo, i tre alloggiano nel ventre di una tartaruga marina, spettatori privilegiati di un percorso emozionante e avventuroso.
Il carapace dell’animale, o guscio superiore, tuttavia, offre loro una discreta protezione contro eventuali pericoli, ma non si può mai sapere…Cosa Buffa, Ciccio Palla e Testa Tonda sono i loro nomi da – potenziali – tartarughe. Testa Tonda (Giacomo) è, manco a dirlo, la “testa pensante” del gruppo e, come Dotto dei sette nani, è sempre pronto a impartir lezioni (“Lo squalo è lo spazzino del mare perché mangia carogne e pesci malandati”), oppure a rimbrottare i suoi compagni per le loro continue deficienze, apostrofandoli come “due vere teste di plancton”. Ciccio Palla (Giovanni), anche stavolta è il pignolo del trio, sempre lì a puntualizzare o a ripetere come un disco rotto: “Da grande voglio fare… il delfino, l’anemone di mare, lo squalo tigre, il pesce pagliaccio, e ogni altra specie marina”. Cosa Buffa (Aldo) è il personaggio più stralunato e fantasioso dei tre. “Ecco Batman!”, esclama al passaggio di una razza.
Tra spaventi, botte in testa e lunghi sonnellini Cosa Buffa rischia concretamente che i compagni lo mollino nel bel mezzo dell’oceano in balia di qualche pericolosa creatura.Il road-movie implica sempre il superamento di svariati ostacoli prima del raggiungimento della meta. Perciò la suspense accompagna sovente le immagini in cui gli animali marini sono ritratti nell’ansia del pericolo o nella difficoltà di provvedere alla penuria alimentare. Il commento dei protagonisti di Tre uomini e una gamba trova allora la sua migliore vena umoristica. Come nella concitata scena di caccia degli squali grigi di canyon, presentata dalla regia come un western, con un adeguato sottofondo musicale “alla Morricone”. Oppure, quando un gruppetto di giovani delfini, come in un grazioso balletto, gioca una sorta di spassosissima “ruba bandiera”, con un’alga al posto del classico fazzoletto di stoffa.Naturalmente, si possono osservare nel filmato forme di vita così mostruose e bizzarre da esser paragonate ai più spaventosi alieni del cinema, così come varie situazioni del documentario si prestano particolarmente alla comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo.
È il caso dell’incontro con un’altra astronave, ovvero un’altra tartaruga, o nella spiegazione della funzione delle remore, veri e propri pesci parassiti, in cui è il solito Cosa Buffa a essere vittima delle invettive delle altre due uova. Bella la similitudine tra gli aquiloni e un branco di aquile di mare, la descrizione della danza della manta gigante e quella del mollusco denominato “ballerina spagnola”, caratterizzato dalle movenze flessuose, e da uno sgargiante “abito rosso”. Non mancano pure le battute scatologiche allorché entrano in scena i lamantini, anche detti pesci bue, o “mucche del mare”, da cui si evince facilmente la loro mole consistente (possono superare i tre metri di lunghezza e i 1775 kg di peso). Essi vivono in zone paludose in prossimità delle coste, soprattutto nei Caraibi. Sono vegetariani, e consumano 45 kg di cibo al giorno. Per questo, mette in evidenza il trio, sono animali che possiedono un’intensa “attività intestinale”. Come il povero Cosa Buffa, che perciò viene rinchiuso in un ripostiglio dell’astronave…
Quello esposto è solo un piccolo campionario delle simpatiche facezie dei tre comici, che seppur solamente in audio, danno lo stesso il meglio di se. Interrogati sul loro rapporto con il mare e sulla scelta di prestare la voce per raccontare la lunga odissea marina, Giovanni Storti ha così risposto: “Mentre Aldo ama molto il mare con tutto quello che contiene (boe comprese), io e Giacomo in realtà preferiamo la montagna! Proprio per questo l’esperienza di Oceani 3D è stata ancora più divertente perché, protetti all’interno dello studio di doppiaggio, ci siamo immersi nella realtà affascinante dei più inaccessibili fondali marini e dei loro colorati e multiformi abitanti. In un momento in cui la natura è sempre meno rispettata dall’uomo, abbiamo voluto partecipare a questo progetto che mostra a tutti noi la bellezza del mondo marino quando è incontaminato e protetto”.
Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n.3-4 aprile 2010
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