Quando il viaggio verso la libertà era qualcosa che andava al di là dei profitti, Easy Rider era lì a dimostrarlo. Nell’86 un certo The Hitcher restrinse il campo (regia di Robert Harmon), evolvendo il concetto tessuto da Steven Spielberg con Duel, per celebrare l’inquietudine a l’angoscia del viaggio utilizzando un capro espiatorio piuttosto originale. Questo The Hitcher, versione 2008, è un remake di quel cult anni ’80 che molti appassionati cinefili ricorderanno con nostalgia. Ma dopo 22 anni di silenzio (escludo a priori l’inutile sequel del 2003 intitolato The Hitcher II: Ti stavo aspettando), l’autostoppista killer avrà ancora qualcosa da dire?

Grace Andrews e Jim Halsey partono per le vacanze primaverili in auto, diretti dalle amiche di lei. Durante il viaggio per poco non uccidono un uomo fermo a centro di strada, il quale chiederà loro un passaggio. L’autostoppista (che si fa chiamare John Ryder), malauguratamente per entrambi, si rivelerà un violento e schizzato psicopatico, le cui manie omicide non lasceranno scampo ai due innamorati. Il loro sarà un viaggio terrificante e imprevedibile; talmente trascinante da far pensare all’unica, apparente, via di salvezza: la fuga…

La mania dei remake purtroppo non ha mai un valore celebrativo, mira piuttosto a far soldi facili puntando tutto sul nome di riferimento. A parte l’ottimo The Sleuth con Michael Caine e Jude Law, pochi rifacimenti in tempi recenti hanno effettivamente giustificato la loro presenza al cinema. Il debutto alla regia di Dave Meyers (famoso per aver diretto spot pubblicitari e video musicali) non lascia tutto sommato indifferenti. Egli difatti riesce a intavolare qualche buona idea lungo il percorso, facendo leva sulla fotografia e sul montaggio per stupire visivamente lo spettatore. Tuttavia è lo script il principale responsabile di un così piatto e prevedibile road movie. Rimodernato utilizzando musiche commerciali e un rispetto (più figurativo che pratico) verso l’originale praticamente nullo. Il film prodotto da Michale Bay sembrerebbe palesemente rivolto a un pubblico di giovanissimi, se non fosse per la violenza spiattellata gratuitamente sin dai primi minuti.

Un film per adolescenti incuriositi dal soggetto, i quali riusciranno ad immedesimarsi coi bellocci attori protagonisti (interpretati da Sophia Bush e Zachary Knighton) e che tremeranno di fronte a un mono espressivo Sean Bean (ruolo che fu di Rutger Hauer nell’originale). Tutti gli altri sbadiglieranno poco prima di addormentarsi già a metà film…

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