Zamora, diretto e interpretato da Neri Marcorè, esce oggi al cinema grazie a 01 Distribution.

Tratto dal romanzo del giornalista sportivo Roberto Perrone, scomparso nel Gennaio del 2023 e prodotto da Pepito Produzioni e Rai Cinema, il film segna il debutto alla regia cinematografica del popolare attore e showman marchigiano.

L’omonimo romanzo, che, in occasione dell’uscita del film, sarà ripubblicato dalla casa editrice HarperCollins Italia, ha offerto all’esordiente regista una solida base per lo sviluppo di soggetto e sceneggiatura, scritta con la collaborazione di Maurizio Careddu, Paola Mammini ed Alessandro Rossi.

Allo stesso modo, Marcorè ha scelto in maniera oculata gli interpreti per ciascun ruolo: un altro debuttante nel ruolo del protagonista maschile (il giovane Alberto Paradossi), le bravissime Marta Gastini ed Anna Ferraioli Ravel per i ruoli, rispettivamente, dell’amata e della sorella di Zamora, il maschio alfa Walter Leonardi ed il cripto-milanese Giovanni Esposito; ad essi si aggiungono i cameo di Antonio Catania, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (protagonisti di un esilarante battibecco finale).

Ma la vera, grande, protagonista, nonostante i titoli di coda rimandino a location piemontesi, e la Milano degli anni ’60, quella del Boom. È qui, infatti, che si dipana l’agrodolce storia del ragionier Walter Vismara, giovane contabile in una fabbrichetta di Vigevano, la località in cui dimora con i propri genitori.

Un bel giorno, il padrùn (Antonio Catania) decide di averne abbastanza e di chiudere, per andarsi a godere i meritati frutti di tanti anni di lavoro.

Ecco, quindi, che il giovanotto dovrà mollare gli ormeggi e trasferirsi nella grande città, per lavorare nell’azienda del Cavalier Tosetto, imprenditore moderno e dinamico con un solo difetto (agli occhi dello stakanovista Vismara): è fissato con “el folber” che Gianni Brera iniziò a chiamare “footballed in particolare con la fortissima Inter di quegli anni.

L’obbligatoria partita aziendale settimanale tra “Scapoli” e “Ammogliati”, in preparazione della grande sfida del 1° Maggio (bel modo di celebrare la Festa dei Lavoratori!) rappresenta, infatti, per Tosetto, un rituale quasi religioso. Autonominatosi portiere, come scelta residuale e quasi disperata, al povero ragionierino Vismara, che il calcio lo odia, non resterà che affidarsi alle cure di un preparatore atletico, ribattezzato sarcasticamente “Zamora” dall’Ing. Gusperti, pensando al fenomenale portiere spagnolo degli anni ‘30.

Ed ecco che, un bel giorno, qualcuno gli fa il nome del Cavazzoni (interpretato dallo stesso Marcorè), un brillante ex calciatore caduto in disgrazia per un non meglio precisato scandalo, forse una storiaccia di calcioscommesse – da cui il titolo sparato sul quotidiano sportivo appeso nel bar-sport frequentato dai colleghi: “Cavazzoni, prima le porte le difendeva: ora le prende in faccia!”.

Lo strano connubio funziona: il consumato uomo di sport – che ora lotta tra alcol e gioco d’azzardo – trasforma il timido contabile in un leone dell’area di rigore ma non riesce, però, a fare lo stesso in campo sentimentale: innamorato della segretaria d’azienda, la bella Ada (Marta Gastini), il pur bravo contabile è incapace di decifrare l’aritmetica dell’amore ed esce sconfitto dalla “partita più importante”.

Il buon Vismara, però, saprà far tesoro dei suoi errori e capire qual è la dimensione che gli è più consona, rifiutando onori ed oneri connessi alle lusinghe del capitalismo rampante.

Da grande appassionato di musica qual è, Neri ha curato personalmente la colonna sonora, utilizzando cinque brani esemplari del periodo storico in cui è ambientato il film – “avrei voluto piazzarne 15” – da “Ma che freddo fa” cantata da una giovanissima Nada a “Il mondo” che simboleggia la rinascita del protagonista.

Ha poi ammesso che mostrare il Rischiatutto di Mike Buongiorno è stata una piccola forzatura perché la prima puntata è andata in onda nel 1970 mentre la sua storia si svolge nell’anno di grazia 1965 ma era emblematico del periodo e del contesto sociale: le famiglie si riunivano infatti davanti al televisore (in bianco e nero!) e si appassionavano al gioco a quiz.

Interessante il contributo di Antonio Catania: arrivato dalla lontana Sicilia nel grande nord nel ’68, ricorda una Milano che si affacciava al boom economico ma era ancora naïf (“Era un mondo più buono”).

Ha fatto da giusto contraltare la gag del tipico milanese Gusberti, un Walter Leonardi sbruffone e schietto: molto divertente il racconto del casting e il bonario sfottò a Paradossi, scelto con qualche dubbio perché giovanissimo. E poi la rivalità con Roma: “Finalmente un film su Milano, la nebbia, Beppe Viola… ci voleva!”.

Marta Gastini

Sempre su questo piano, ottima l’interpretazione di Giovanni Esposito nella duplice veste di barista ed arbitro. Marcorè lo ha “scelto per la sua grande vis comica”, e poi il suo personaggio – un napoletano emigrato che finge di essere un milanese doc – è un omaggio a Pane e cioccolata di Brusati.

Ultima doverosa menzione per la bravissima veterana del teatro italiano Pia Engleberth che indossa abilmente i panni della fedele segretaria del cummenda Tosetto, che ha confessato come la battuta più lunga e più difficile della sua carriera sia stata quella in cui, per compiacere il suo capo, recita a memoria la formazione della “Beneamata“: Sarti, Burgnich, Facchetti… e via via fino a Sandro Mazzola!

La conferenza stampa a fine proiezione, con la partecipazione di Marcorè e di quasi tutto il cast è stata godibilissima ed a tratti divertente, proprio come i momenti migliori del film che risulta appassionato e corale; ancor più apprezzabile se pensiamo che si tratta di un’opera d’esordio ed in costume: Neri Marcorè si conferma ancora una volta grande affabulatore e narratore.

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