Saw V

La saga di Saw arriva al quinto episodio ed è già pronta per la sesta puntata, traguardo che nella storia del genere horror è toccato per lo più solo a saghe che, se non hanno saputo conservare la freschezza originaria fino alla fine, sono comunque entrate nella storia. Questo destino sta toccando e toccherà anche a Saw, che tuttavia qui torna di nuovo a perdere in incisività e originalità (come nel terzo episodio), pur non togliendo nulla all’importanza stilistica di una serie che ha segnato un nuovo successo e un nuovo stile per un genere giunto un po’ stancamente alle soglie del nuovo secolo.

Saw V è sicuramente il peggiore dei film della serie: dimenticate quanto fatto di buono da Darren Bousman, qui la mano alla regia è cambiata e l’esordiente David Hackl si limita a mettere in scena la sceneggiatura, ad eseguire il compitino senza fronzoli, consapevole del fatto che la storia che ha in mano oramai ha raggiunto l’apice dell’autoreferenzialismo e poco altro si può fare per salvarla. Questo quinto episodio è un susseguirsi di riferimenti ai film del passato e a particolari piccoli ma fondamentali della vicenda di Jigsaw, tanto che è d’obbligo sconsigliarne la visione a chi si sia perso una o più puntate. Saw V non è dedicato nemmeno ha chi ha visto tutti i precedenti capitoli, quanto piuttosto ai veri fan che non si son fatti mancare un DVD: solo loro sapranno cogliere certi riferimenti e comprendere appieno la trama.

Ci si mette infatti più di qualche minuto per capire il gioco di flashback e di contrapposizioni temporali che il film mette in campo: d’altronde, dal terzo episodio in poi, dopo la morte del killer, va reso atto agli sceneggiatori di aver saputo trovare un espediente in grado di far ricomparire in scena Tobin Bell per ben due film (e siamo convinti che sarà così anche nel sesto). Senza di lui il film perderebbe vigore e pathos e ciò deve essere parso evidente: il detective Hoffman, chiamato da Jigsaw stesso a rilevarne l’eredità, non può certo reggere il paragone col suo maestro, in quanto a presenza scenica.

Di fatto la sceneggiatura segue più fili paralleli, confondendo un po’ lo spettatore tra salti temporali arditi e scene che poco hanno a che fare tra loro. Proprio questo è il maggiore difetto del film: Saw V manca di quella violenza pura, dello splatter voyeuristico che è il marchio di fabbrica della serie, tanto che la vicenda delle 5 nuove vittime del killer appare infilata a forza, col solo scopo di garantire una parvenza di continuità stilistica.

Ma se la presenza del finale in stile videoclip (che ricorda tanto il secondo episodio – d’altronde anche qui si deve introdurre il sesto capitolo) dà oramai fastidio ma non stupisce (è un tratto caratteristico della serie), meraviglia assai la scelta di concentrarsi troppo sul lato thriller, peraltro banalmente, tralasciando la dedizione allo splatter che ha fatto gridare al redivivo horror “dei vecchi tempi” per 4 puntate.

Considerando che siamo di fronte ad un film per soli fan duri e puri, ha davvero senso questa scelta? Forse sì, se si pensa che la serie si sta riducendo ad una sorta di telenovela per aficionados. E allora non possiamo che sancire il definitivo, ennesimo crollo anche di questa promettente saga horror.