Che uno come Marco Baldini (sì, proprio il comico che da anni fa da spalla radiofonica a Fiorello) possa aver scritto un libro autobiografico glielo si può pure concedere (tanto lo fanno in tanti…); che però lo intitoli come un capolavoro di un certo Dostoevskij (Il giocatore) e che ne ricalchi aspetti della trama è meno accettabile. Altrettanto strano suona che qualcuno ne possa aver tratto addirittura un film. L’imputato in questione è Francesco Patierno, autore de Il mattino ha l’oro in bocca.
Sono passati cinque anni dal suo esordio con Pater Familias e la mano di Patierno è, oggi, più sicura e versatile. A proposito del libro che lo ha ispirato afferma il regista: ”L’inizio di questo romanzo, con un ragazzo condotto da due brutti ceffi davanti a una buca perché scavi da sé la propria fossa, mi ha subito folgorato, dandomi l’entusiasmo necessario e l’avvio per partire”.
Nonostante il talento del regista, però, ed il buon materiale su cui lavorare, questa commedia amara non convince sino in fondo. Probabilmente perché il bravissimo Elio Germano (la cui carriera sembra, meritatamente, inarrestabile) “vola due metri sopra tutti” e, nonostante ciò, si fatica a credere in un Baldini che parla un toscano così flebile (l’accento sembra addirittura scomparire dopo il trasferimento a Milano per lavorare in Radio DJ – A tale proposito: la scelta di Dario Vergassola per il ruolo del direttore lascia quantomeno perplessi) ed ha un fisico così esile. Ciò è, probabilmente, dovuto al fatto che si ha in mente un Marco Baldini decisamente più maturo ed in carne (tra lui e Fiorello, il tormentone del peso è ormai diventato un cult).
Martina Stella, poi, nel ruolo della fidanzatina toscana, risulta quasi un personaggio di contorno e la splendida Laura Chiatti è decisamente imprigionata nella rigida forma dell’algida impiegata di bisca (compagna di Baldini nei giorni più duri) che poco le si addice, complice la sensuale immagine di lei ormai radicata nella mente del pubblico. Perfetto, invece, il sempre grande Umberto Orsini, qui nei panni dell’usuraio.
Ciò nonostante, il film ci regala bei momenti ed il gioco sembra essere soltanto una delle chiavi interpretative per coglierne le sfumature più piacevoli ed intense. Rimane il fatto che Marco Baldini ha realmente vissuto una vera e propria discesa agli inferi mentre, nella lettura che ne dà Patierno, i toni sono un po’ troppo addolciti per convincere sino in fondo. Discorso a parte meritano la bella colonna sonora, armonizzata perfettamente con i diversi passi narrativi, e l’interpretazione del bravo Carlo Monni, nei panni del padre di Baldini. Talmente verosimile, nel breve incontro milanese, da commuovere.
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