Una scena iniziale decisamente bella e potente. Una scena finale decisamente bella, nonostante la banalità (il parallelismo tra il  potenziale atto di terrorismo e la paura della morte imminente che attanaglia i protagonisti è notevole). In mezzo, almeno novanta minuti inutili, in cui il massimo coup de théâtre è un Matt Damon che rasenta la demenza (con delle non-espressioni facciali degne del miglior Bruce Willis). Eastwood è stato, ad 80 anni, finalmente, colto da senilità? Lo sceneggiatore ha plagiato male e creato  peggio?

“Quelo, la seconda che hai detto” avrebbe risposto il miglior Corrado Guzzanti. Hereafter è, infatti una “puttanesca” dei peggiori cliché sul tema del soprannaturale. Talmente scotti e bolliti da far apparire Ghost un capolavoro assoluto di grande cinema d’autore. Scoprire dove la trama di questo film voglia condurci è molto difficile, come sempre accade per le opere mediocri. E’ molto più facile citare i riferimenti filmici che scimmiotta, mancati miseramente in toto.

Da Magnolia a Babel, da Il sesto senso  (i gemelli McLaren, protagonisti dell’episodio “inglese” ricordano molto una versione mora di Haley Joel Osment) all’opera omnia di Shyamalan, dal più trito cinema francese ai più deprimenti scarti della cinematografia irlandese  (Frank McCourt e compagni staranno già affilando le sciabole), lo sceneggiatore sembra impegnarsi per farci comprendere a fondo che, “pur di fare er botto al box office, nun se butta via niente” e si attinge, senza ritegno, ai classici.

L’episodio britannico, infatti, è soltanto un pallido tributo al Dickens citato dal personaggio di Damon ad ogni piè sospinto. A testimonianza di ciò, le scelte di casting: gli unici interpreti noti sono l’ipercommerciale Matt Damon (puntata sicura al botteghino), Bryce Dallas Howard (la melensa figlia di Ron “Richie Cunningham” Howard che, in 29 anni, è riuscita a cogliere l’attenzione del pubblico soltanto in The Village di Shyamalan. Interpretava la protagonista non vedente. Sarà un caso?) e la splendida Cecile de France (nota in Italia principalmente per L’appartamento spagnolo), utilizzata in questa sede come una Ferrari adibita al trasporto di giornali attraverso stradine sterrate dello Yorkshire.

Come se ciò non bastasse, la frustrazione sale ulteriormente quando il pubblico inizia ad immedesimarsi negli inetti allievi del corso di cucina da “finto grande chef” (la parte, in assoluto, più diuretica del film): gli ingredienti, infatti, sono tutti sul tavolo ed in bella vista ma il “ben due volte” nominato all’Oscar Peter Morgan (L’ultimo re di Scozia, The Queen, Frost/Nixon – Il duello) ce li brucia davanti agli occhi, uno ad uno, senza pietà e senza eccezione.

Lascia perplessi il perché un cineasta esperto come Eastwood abbia scelto di affidare il primo script in cui non appare sullo schermo, dopo l’eccelsa prova di Gran Torino, proprio ad un autore teatrale e televisivo specializzato in opere in costume/storiche/relate a personaggi famosi. Il quale, tra l’altro, sembra essere parecchio “snob”, per non dire di peggio. Si noti, infatti, come in questo film l’unica rappresentanza di pelle scura venga sterminata da uno tsunami. E’ vero. Trattasi di citazione dalla cruda attualità ma…almeno un afroamericano o un asiatico che desiderasse anche comunicare con un caro estinto…era troppo pretendere?

Tutti i personaggi coinvolti in quest’affannosa, spesso ridicola, sempre inutile ricerca di un contatto con i loro cari, vittime di quello “sconosciuto alto e scuro” così barbaramente maltrattato da Woody Allen nel suo bruttissimo ultimo parto sono, infatti, caucasici e la massima concessione “politicamente corretta” fatta allo spettatore dal “buon” Morgan è rappresentata da due macchiette stereotipate, protagoniste dei sotto-plot più imbarazzanti: il vedovo greco nel primo rullo e l’insegnante di cucina italo-americano, talmente finto e sopra le righe da fare invidia alla peggior stirpe di “Broccolino”- “Sopranos” nel secondo.

In conclusione, non resta che riporre le nostre speranze nella sua prossima fatica, intitolata J. Edgar, biopic sulla vita di J. Edgar Hoover con un cast stellare che vede protagonisti Leonardo DiCaprio e Charlize Theron. Uscita prevista: 2012. Calendario Maya permettendo.

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